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successo richiami il cinismo e la relazione grossolanamente
machiavelliana fra mezzi e fini.
Ovunque è esasperazione, invidia, risentimento, livore, paura.
Sentimenti che richiamano la cattiveria che, a sua volta, asserve
chiunque per gli effetti della cattiveria e per la minaccia insita
nel mostrarsi della cattiveria. Non si ha la giustificazione di
alcun pensiero etico, per quanto barbaro e violento e inumano
possa essere. Rimane la profonda amarezza che il sacrificio di
un popolo si debba far passare come un dovere morale e quindi
etico in un contesto di cattiveria.
E poiché il cattivo alla lunga si fa prigioniero della sua stessa
inumanità, chiunque si trovi a sopraffare gli altri, sopraffà se
stesso. Costruisce una gabbia attorno a sé. Il che equivale ad una
condizione umana individuale e collettiva senza speranza.
Franco Petramala
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