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E’ pluralistica la folla e sono presenti tutti e proprio tutti
convergono nella ricerca del divino, nell’attesa di essere
“toccati”, come chiunque, senza differenza degli uni e degli
altri. Nella società politica di oggi invece: il popolo è puro e
le elite corrotte, fino alle istituzioni ancorchè democratiche,
come osserva di recente Padre Sorge.(1)
Il popolo è maltrattato dalle istituzioni, di principio, quindi
tende a non riconoscersi in esse anzi a disprezzarle con
rancore. Il popolo è il popolo ed è intero e indiviso per cui
non ha vocazione pluralistica e le sue varianti sono
accarezzate dal personalismo tipico delle forme dittatoriali,
secondo il rito pagano del vitello d’oro. Le spinte populiste
sono cicliche e appaiono un surrogato di rimedio alla
sensazione di un vissuto di bisogno esteso sia dei singoli sia
di sofferenti intere popolazioni, dovunque. Quando si
affievolisce tale rischio il populismo si trasforma in
popolarismo, cioè in una soggettività diffusa attraverso corpi
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