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Attualmente invece c’è la coscienza di vivere un tempo preso a


            prestito che ci imporrebbe di usarlo saggiamente. Pur essendo

            un messaggio di senso compiuto, non se ne fa un uso saggio ed


            è da qui la crisi dell’uomo nuovo ed attuale rispetto a quello di

            prima. Non nella voglia di tentare l’impossibile (Jobs) né nel

            reinventarsi  di  continuo,  o  nel  ricominciare,  il  che  sarebbe


            coerente con l’idea di un progresso lineare, non originale nella

            storia delle idee; ma nella convinzione che il “futuro è adesso”


            e  quindi  con  la  pulsione  del  godimento  subito,  quanto  più  è

            possibile: di tante cose superflue sacrificando l’essenziale come


            nel consumismo a tutti i costi di recente declino; di tanti “mutui

            ipotecari”  senza  che  essi  provochino  acquisizione  reale  del

            bene-casa,  ma  con  l’effetto  solamente  dell’indebitamento  ed


            impoverimento  delle  famiglie,  a  vantaggio  del  Leviatano


            moderno che è il mondo della finanza.

            E poi accarezzare l’altro mostro della droga, l’altra droga della

            fiducia infinita nelle terapie mediche, per cui morire non è una


            condizione inevitabile; “se si muore si viene uccisi da errori che
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