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vivere secondo le morali laiche per cui la immortalità è di
pochi”, come osserva Bauman”; degli uomini famosi o
meritevoli di ricordo da toponomastica, per esempio.
Prima dell’epoca che viviamo il vivere era dedicato a rinnovare
la nostra identità che aveva alcune certezze, a volte molto rigide
e schematiche altre volte più progressive come dimostra la storia
delle conquiste umane nel sociale; a tendere alla definitività del
lavoro e poi alla ricerca professionale del lavoro e alla sua
localizzazione. Ma esisteva una linea di continuità da seguire e,
raggiunta la meta, si aveva la sensazione di potere pensare a chi
sarebbe venuto dopo, nella famiglia, nel mestiere e nella
comunità.
Così i giovani nutrivano aspirazioni e progetti condividendone
il mistero che è in ogni futuro, ovviamente anche gli aspetti
innovativi e avventurosi. C’era l’idea di una vita parte di un tutto
che comunque ci riguardava, pur nell’immensità del “tempo
comune” .
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