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L’assioma è da rovesciare: le democrazie in Europa hanno
bisogno di società stabili.
Le politiche caritatevoli o di intervento urgente che da
sempre hanno avuto la loro cittadinanza, dalla Francia
rivoluzionaria con la legge Le Chapelleir, alle attuali attività
della Chiesa, alle politiche di intervento attuali dell’Italia o a
quelle che si preparano nella stessa Francia, sono
inevitabilmente connesse alla doverosità.
Ma per raggiungere una stabilità le politiche più efficaci non
sono quelle che prendono in considerazione i bisogni
immediati, bensì quelle che “prendono in considerazione le
paure”.
Quelle autentiche dei giovani e dei meno giovani,
specializzati e non che aspettano di cogliere l’occasione di
una occupazione; senza ricorrere ai fantasmi che possono
suggerire i fenomeni migratori, l’integrazione europea deve
indicare il “nuovo” in un mondo più pericoloso che mai.
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