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quali naturalmente hanno uno sguardo non limpido bensì
piuttosto torvo in un clima di disprezzo verso l’economia basata
sulla volontà del fare e sulla ambizione di saper fare, dinamica
che coinvolge tutti nella costruzione della intrapresa, chi apporti
capitale e chi apporti lavoro e competenze.
Oggi infatti non c’è chi possa rischiare con il capitale perché
tutti sono subordinati alle volontà delle banche, anche i ricchi,
anche i ricchissimi, anche i singoli operatori finanziari.
Ciò che di più negativo ha questo scenario, è la dissolvenza dei
valori dell’individuo e del collettivo e la prevalenza,
nell’immaginario comune, che tutto dipenda dalle istituzioni:
perfino l’idea della proprietà privata, mettiamo della casa
acquistata formalmente con tanto di contratto di compravendita;
la titolarità del bene viene percepito ormai come del tutto fittizia,
perché fin quando non sarà pagato il mutuo, in realtà la casa è
nella disponibilità dell’ente erogatore del mutuo stesso, non del
mutuatario.
“Lo strumento si fa autore”.
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