Ho letto con la consueta
attenzione l’articolo di Loiero “L’autonomia fa male ma il Sud
non lo sa”.
Tutto da condividere ma
l’amarezza è forte per questo Mezzogiorno senza futuro, così
abbandonato rassegnato, senza sussulti di dignità e di
protagonismo del proprio destino.
Il mezzogiorno, così come è, si
mostra senza futuro e non ci si faccia illusioni seguendo la
moda delle “distrazioni di massa” di ogni genere.
Una unica speranza può esserci.
La stessa che animava Sturzo che gridava “il Mezzogiorno salvi
il mezzogiorno” per un “programma di risorgimento meridionale.
Egli lo diceva perché non
spettava agli abitanti del Nord risolvere i problemi di quelli
del Sud che già allora erano molto diversi; l’appello era
diretto innanzitutto ai meridionali perché il tema del
mezzogiorno divenisse problema nazionale e si risolvesse.
Nel dopoguerra fu perseguita, pur
con molti limiti, una politica di sostegno per il recupero della
distanza del sud rispetto al Nord in un clima solidale e in un
contesto politico di diffusa fascinazione per l’unità politica
del Paese nel contesto celebrato dalla Costituzione
repubblicana.
Da non paragonare al clima
politico di oggi lì dove la difesa degli interessi territoriali,
a torto o a ragione, non fa sconti e le nostre condizioni di
vita pubblica e dei servizi pubblici e del clima complessivo
delle comunità locali, rispetto al resto del paese, sono
divenute abissali.
Diciamocela la verità: in questo
ultimo ventennio i meridionali non hanno percepito che stava
finendo la moratoria del tempo della solidarietà e non ci siamo
detti con onestà di non essere stati capaci di migliorare né
programmi di sviluppo, né classe dirigente, né messaggi politici
positivi, adeguati alla gravità della transizione, per fare
funzionare meglio la comunità nel suo complesso dalle
istituzioni alla burocrazia, per dare rilievo soprattutto alla
etica pubblica.
Fondato è il rilievo sulle
improvvisazioni dei partiti nazionali circa le misure del
regionalismo differenziato. Ma le forze politiche e le
istituzioni calabresi e meridionali quali proposte realistiche
hanno fatto o fanno? Nessuna! tranne che disprezzare ciò che
qualcuno realizza, malgrado le difficoltà, ma con bella volontà
per migliorare la qualità della vita nelle comunità locali.
Non dovremmo forse, prima di ogni
cosa, richiamare alla responsabilità uomini e donne e
intelligenze e la politica e le tante buone volontà al di là
delle divisioni partitiche?
E tuttavia anche per
proscrivere finalmente chi ha impoverito il costume sociale e le
stesse istituzioni utilizzate ai propri fini? o per proscrivere
finalmente chi ha mostrato insensibilità sociale e
inadeguatezza?