È da ribadire che chi ha promosso, da venti anni e
passa, la non riconoscibilità delle culture politiche ha
ottenuto la sopravvivenza di una classe dirigente insufficiente
assai, determinando i pasticci evidenti degli artificiali spazi
di raccolta di una protesta “purché sia”, soprattutto per
responsabilità del Centro Sinistra. Mentre Il conflitto sociale,
quello reale, si è addormentato in nome del farisaico
schiacciamento delle differenze.
La Meloni, tuttavia in maniera contraddittoria, sta
accreditando assetti di un nuovo “arco costituzionale” che la
escluderebbe come attualmente la sta escludendo per sua scelta,
malgrado la dichiarata vocazione maggioritaria della sua
formazione partitica. Alessandro Campi di recente ha rilevato
come “segni evidenti, nel linguaggio della destra, tradiscono
una mutazione politico culturale antropologica per cui i valori
della Comunità e dello Stato o gli interessi nazionali, tipici
della destra fin qui conosciuta, vengono quasi assorbiti da
atteggiamenti libertari poco italiani: “non esisterebbe lo
Stato, non esisterebbe la società se non in funzione della
libertà individuale, separata da qualunque responsabilità
collettiva”.
In tutto questo le politiche del Paese chi le fa? O
saranno tutte delegate a Draghi ed alle sue relazioni
internazionali?
Comunque è di oggi la notizia dell’inasprimento del
Covid nel mondo e delle proteste diffuse e generalizzate ma
senza obiettivi veramente riconoscibili a cui si tende a dare
una occasione: quella del Covid. La tesi tuttavia vacilla dal
momento che probabilmente le proteste sono contro i meccanismi
di governo e della formazione della volontà popolare,
dappertutto, ispirate più o meno dalle insufficienze dei modelli
dei valori e dai gesti politici insignificanti rispetto agli
“slogan aggiornati” su cui vive oggi l’esile comunicazione nella
comunità umana, ad iniziare dalle sue evidenze egoistiche.