Luigi Intrieri riporta nella presentazione del
saggio “Carlo De Cardona: Prete soltanto Prete” di Mons Vincenzo
Bertolone Vescovo di Catanzaro e in precedenza Vescovo di Cassano
Jonio, la conclusione di questi: “ Don Carlo Innamorato di Cristo e
in Lui dei poveri, degli ultimi degli sfruttati del potere. Questo
fu il progetto di Dio su di lui ed egli lo afferrò a 25 anni
facendone una scelta ed un impegno irreversibile di vita”.
De Cardona non si nascondeva e non
nascondeva la realtà; lo scenario tra fine 800’ e principio del 900’ era terribile nel
Mezzogiorno.
Il Nord era avviato ad un tipo di
economia industrializzata mentre le sorti della economia del Sud era
lasciata al latifondo feudale, oppressivo ed arretrato. La Borghesia
nascente del Nord non voleva la concorrenza della sia pur timida
Borghesia del Sud per cui era la stessa Borghesia del Nord la vera
alleata e garante del latifondo, con il conseguente regime di
apartheid delle masse contadine. (tesi appresa e condivisa da un
articolo di Federico Spantigati pubblicato in questo stesso sito).
“Ciò che era tradizionale era anche
giusto”, come sostiene Intrieri, e la conservazione è giusta e buona
sicchè ciò che non è conservazione è cattivo ed eversivo.
Don Carlo conosceva bene il
risentimento delle classi più povere e dei contadini nei confronti
della Chiesa che paventando il “modernismo” come il male assoluto, a
sua volta mostrava di essere stretta alleatadei padroni.
A queste condizioni si ribellano le
sensibilità e le persone come
Don Carlo De Cardona, ponendosi accanto ai poveri contro l’usura a
cui erano costretti i contadini per i quali non era consentito
l’accesso al credito, così da essere facile preda dei possidenti.
Il riscatto da quelle condizioni e
delle successive la Chiesa affidò alla Rerum Noavarum di Leone XIII
e alla Pacem in terris di Giovanni XXIII.
Se si potesse espungere una zona
grigia grigia della politica del fascismo, dal contesto della
politica di sopraffazione e di intervento a danno delle classi
popolari, comunque giustificata, essa è
il Mezzogiorno, il cui
“problema” viene semplicemente rimandato ed è ben descritto dal
saggio del Bertolone.
Egli rammenta la violenza con cui
venivano abbattute anche fisicamente le Cooperative e le Leghe e le
Casse rurali al fine di tranquillizzare gli agrari ed i possidenti.
Così, perché l’opera avesse senso
compiuto, il fascismo usava la eliminazione delle teste pensanti,
fisica o della riduzione ad impotenza.
Riuscì con Matteotti, con Gramsci ed altri; con
De Cardona ed altri malgrado la amicizia con Michele Bianchi
dall’epoca della militanza socialista di questi.
E’ dovere morale riprodurre le testimonianze
civili affermando il senso della vitae parlando con la propria vita, per reagire alla deriva della
sopraffazione dei poveri da parte dei ricchi, senza tante
aggettivazioni, perché chi è diventato meno povero non ritorni sotto
il dominio fisico e morale di chi da ricco è diventato sempre più
ricco.
Bisogna che si riformila linea della resistenza che ci si dichiari di nuovo per
la vita e contro la
sopraffazione foriera di morte e contro ogni atteggiamento di viltà
ed acquiescenza.
Nessuna conquista della civiltà
umana è caduca di per sé ma nessuna è posseduta per sempre.
E’ sempre in pericolo quando la rabbiosa
rivalsa appare insieme alla idolatria della ricchezza ed al non
rispetto umano.
Purtroppo viviamo questi momenti.
E’ per questo motivo che le opere e
le testimonianze degli uomini del coraggio e della passione civile
della dedizione ad una causa buona come Carlo De Cardona - per tanto
tempo quasi obliato, ma da qualche anno riconsiderato fino alla
proposizione del processo canonico per il riconoscimento della
santità di don Carlo – vanno riconsiderate come insegnamento di
virtù civili e vanto della terra calabrese.
Dedicheremo ampio spazio ad una
Bacheca con la pubblicazione di studi testimonianze, documentazione,
interventi a proposito di Don Carlo De Cardona, ritenendo di fare
cosa giusta a reazione di atteggiamenti attuali indecenti e violenti
contro i deboli e sostenendo che non basta la esistenza delle
organizzazioni e delle istituzioni ad arginare il reflusso
autoritario e illiberale. Vanno sollecitate.