Molti avranno visto e rivisto il film “i Magnifici Sette” e
qualcuno in meno l’altro film giapponese di Akira Kurosawa che
ispirò di certo quello americano.
Un villaggio di poveri contadini era condizionato da predoni con
la motivazione della “protezione”, divenuta nel tempo parte
della loro condizione di deboli disperati alla mercé di nemici
veri o immaginari.
Per opporsi alla ennesima scorribanda il villaggio si divide fra
chi propone di trattare con i prepotenti spartendo il loro
posseduto, chi propone di considerarsi parte vassalla in fin dei
conti di quella “buona gente”, chi di reagire a viso aperto
sfidando i reprobi.
Prevale la tesi di resistere appaltando l’opera di Pistoleri
(Samurai) dietro la corresponsione di ciò che era nella loro
disponibilità.
Il film è a lieto fine malgrado i sacrifici ma con la
rivendicazione della identità dei contadini e una parte cospicua
del loro orgoglio e la unità di una comunità consapevole della
sua etica cultura pacifista, decisa a ricercare nuova concordia
identitaria.