Non è la sovrapposizione della mitica figura di donna
governante/riformatrice della fine del 1300 in terra di
Sardegna, né alla Tolde né alla Meloni. È l’esordio per un
appunto. Le elezioni in Sardegna non le ha vinte la destra, le
ha vinte per poco la coalizione di sinistra e quelli che si
definivano di centro hanno totalizzato un magro bottino. Eppure
i commentatori insistono nel dire che le elezioni sono state
vinte al centro.
In verità tutto origina da un equivoco di fondo, quello del PD,
ispirato dai soggetti politici che si oppongono alla destra, a
sua volta costruita sull’altro equivoco berlusconiano, vindice
dell’anticomunismo storico e del liberismo familistico ormai
vecchio di trenta anni. Sono i due equivoci che hanno sottratto
spazi elettorali e senso politico al centro, avendo miscelato
culture diverse, raccattando la contemporanea astensione dal
voto e la scarsa rappresentanza del centro.
Sia gli elettori dei partiti di mezzo, sia gli elettori poco
convinti della sinistra e della destra, sia soprattutto gli
astenuti dal voto, circa il 50%, dovrebbero poter convergere in
una area politica “scissa”, quella cattolico democratica e
quella laico socialista. Per una offerta politica leale,
attrattiva, per ricostruire il centro, fuori dallo stato del
sonnambulismo politico soprattutto dei cattolici democratici, in
concorrenza con il guazzabuglio odierno delle finte equivoche
dialettiche politiche.