La realtà è solo un apparire? - di Mario Sirimarco

il Fondino del 09 ottobre 2024

La realtà è solo un apparire?

di  Mario Sirimarco

Il tema, la cui trattazione è stata acutamente inaugurata da Giuseppe Aloise e proseguita fin qui, significativamente, da Walter Brenner, Maurizio Misasi e Paride Leporace, ha posto alla nostra riflessione una importante questione filosofica (ontologica, epistemologica, ermeneutica, etica) che tocca, essendone diretto corollario, il nucleo essenziale del pensiero contemporaneo.

Si può dire che esso (trovando il suo incipit nella demolizione della filosofia tradizionale operata da Leopardi e da Nietzsche), a seguito della “morte di Dio”, ritiene che non ci sia più spazio per un sapere incontrovertibile, una “episteme”, una verità metafisicamente fondata. Anche la scienza contemporanea non presenta più, del resto, questi caratteri presentandosi probabilistica e anche incerta su tanti aspetti.

Esiste solo l’incessante e caotico divenire delle cose, senza logos e senza fondamento: la realtà è solo l’apparire fenomenologico dove tutte le cose (gli enti) entrano ed escono dal nulla (secondo quella direzione teoretica colta per primo da Leopardi quando ha scritto che il fondamento di tutte le cose, e di Dio stesso, è il nulla).

Se sul piano etico l’assenza di Dio ha giustificato tutti gli obbrobri (come profetizzato da Dostoevskij) sul piano del linguaggio l’impossibilità di una verità consente altrettante nefandezze.

É chiaro, cioè, che in questa prospettiva non ci sono fatti ma interpretazioni. L’antica retorica, un tempo strumento per cogliere la verità, trascolora in mera competizione e rissa verbale, la parola diventa menzogna (fake), la menzogna amplificata e resa accessibile dai social diventa “instrumentum regni”.

Così si alimenta, apparentemente senza rimedio, il degrado delle nostre scricchiolanti democrazie.

Mario Sirimarco