Che si sia rotto il patto, come sostiene Giuseppe Aloise, fra le
cose e le parole che dovrebbero rappresentarle mi pare oltremodo
evidente. Bisogna chiedersi però quali siano le cause di un
sempre più progressivo allontanamento di questa necessaria
corrispondenza.
L’inganno, la
mistificazione, sono le cause diciamo classiche, ma nuove e
forse più pericolose sono le cause dei nostri tempi. L’estrema
materialità che ci governa riesce a nascondersi e mescolarsi
alla virtualità, ad una realtà del tutto inventata e strumentale
agli interessi che ovviamente si serve di un linguaggio che non
ha più bisogno delle regole grammaticali e sintattiche e nemmeno
di rappresentare le cose. Ai tempi di Nicola Misasi l’interesse
era entrare nell’anima delle cose servendosi della riflessione e
delle parole come strumento per decodificare al meglio la realtà
e comprenderla nel profondo oltre che naturalmente
rappresentarla, oggi forse non è più possibile ritornare ad una
ecologia della parola e nemmeno alla utilità della etimologia.