la
Simonia, il governo Renzi e il referendum di Franco Petramala
Errato ritenere per acquisite le conquiste nella convivenza
civile; è certo invece
che la speranza dei cittadini nel futuro, quantunque sembrasse
svanita, si rivelerebbe semplicemente sopita; di solito le
sensazioni rimangono tali e c’è il rischio che svaniscano
dileguandosi dalla finestra e che rientrino soltanto con il
refolo del rammarico che ti ritraccia e ti assale.
Ma è anche vero che le sofferenze patite direttamente o nella
memoria collettiva sono
presenti e vigili nel cuore e nella mente, sulla pelle di chi ne
porta dentro il sapore sgradevole della delusione se non
dell’orrore.
La compatibilità è la
misura dello svolgersi delle onde del vivere e del loro moto.
Già le compatibilità !!. Nulla è più coerente dell’abuso con il
potere? Certamente si! ma quando è tollerabile e quando no?
E’ importante riconoscerlo perché da
quel momento in poi, pur inconsapevolmente,
inizia l’indietro non si torna.
Quando lo strapotere di un potere qualunque, pur fiduciario,
attinge il livello di guardia, quando il consenso sfugge alle
regole della sua stessa ricerca, è quello il momento
dell’allarme
Allorchè il puro favoritismo e la strumentalizzazione si
esercitasse senza neanche un sussulto o una qualunque
motivazione ancorchè vagamente etica; anzi ove si esercitasse
con disprezzo fino alla mestizia impotente nell’osservarlo,
tracima senza più ostacoli la Simonia,
Come accade in questi ultimi provvedimenti governativi a pochi
giorni dal referendum sulla revisione della Costituzione .
“Che’
la vostra avarizia il mondo attrista,/ calcando i buoni e
sollevando i pravi”
“…e
voi rapaci/per oro e per argento avolterate,/ or convien che per
voi suoni la tromba”
- Dante Alighieri, La Divina Commedia Canto Inferno 19° -
Simoniaco pare affibbiato per la prima volta da Papa
Gregorio Magno a chi si fa pagare l’ordinazione dei sacerdoti,
secondo Vittorio
Sermonti.
L’indifferenza è giunta al punto che anche su questo si diffonda
il distinguo.
Si dice …siamo uniti anche se divisi, dobbiamo rimanere uniti,
per cui non è rilevante se ci dividiamo….
In questo postulato nulla di etico.
Siamo divisi e tentiamo e tendiamo ad essere uniti. Questo è
etico riflettendo una proposizione politica, dando essa un senso
alla storia degli uomini e a quella politica degli stessi uomini
che convivono in una comunità.
Io voglio unirmi ma perché mi sento e sono diviso !!
E non voglio rimanere unito pur se diviso, tanto meno davanti
alla minaccia dell’arrivo del “Mammaruto” a cinque stelle,
argomento politicamente insulso e fuorviante.
..Chi sottace che la situazione economica del Paese è
sull’orlo del disastro?
Chi può non sostenere che le istituzioni hanno cessato di
funzionare o peggio di rappresentare? Che ormai è guerra di
tutti contro tutti e delle istituzioni contro il cittadino?Nessuno.
Le misure necessarie sarebbero tante e complicate,
comunque necessarie assumerle, un giorno o l’altro, dividendo il
campo e prendendo partito, sperando che finalmente si rifugga da
scelte banali e “facili”, inconcludente
come il Jobs Act”,.
Cosa c’è di più doveroso e corretto del riconoscere nella
crisi di QuestItalia
una crisi morale e quindi di identità?
“ Non conosco più il senso della poesia: è che non credo più in
me stesso.
Non ritrovo più in me l’uomo dei sensi, colui che faceva da
contrappeso alla figura sociale e visibile, e questa sparizione
inghiotte cartelli collocati di fronte a domini riservati”.Scriveva Joe Bousquet.
E perché, malgrado il senso di annientamento, egli osava sfidare
la sua sofferenza? Probabilmente
perché il silenzio, come egli stesso osservava, gli era
impossibile.