La Simonia, il governo Renzi e il referendum (di Franco Petramala)

il Fondino del 27 Novembre 2016

 la Simonia, il governo Renzi e il referendum
di Franco Petramala

Errato ritenere per acquisite le conquiste nella convivenza civile; è certo  invece che la speranza dei cittadini nel futuro, quantunque sembrasse svanita, si rivelerebbe semplicemente sopita; di solito le sensazioni rimangono tali e c’è il rischio che svaniscano dileguandosi dalla finestra e che rientrino soltanto con il refolo del rammarico che ti ritraccia e ti assale.

Ma è anche vero che le sofferenze patite direttamente o nella memoria collettiva  sono presenti e vigili nel cuore e nella mente, sulla pelle di chi ne porta dentro il sapore sgradevole della delusione se non dell’orrore.

 La compatibilità è la misura dello svolgersi delle onde del vivere e del loro moto.

Già le compatibilità !!. Nulla è più coerente dell’abuso con il potere? Certamente si! ma quando è tollerabile e quando no?

E’ importante riconoscerlo perché da quel momento in poi, pur inconsapevolmente,  inizia l’indietro non si torna.

Quando lo strapotere di un potere qualunque, pur fiduciario, attinge il livello di guardia, quando il consenso sfugge alle regole della sua stessa ricerca, è quello il momento dell’allarme

Allorchè il puro favoritismo e la strumentalizzazione si esercitasse senza neanche un sussulto o una qualunque motivazione ancorchè vagamente etica; anzi ove si esercitasse con disprezzo fino alla mestizia impotente nell’osservarlo, tracima senza più ostacoli la Simonia,

Come accade in questi ultimi provvedimenti governativi a pochi giorni dal referendum sulla revisione della Costituzione .

 Che’ la vostra avarizia il mondo attrista,/ calcando i buoni e sollevando i pravi

“…e voi rapaci/per oro e per argento avolterate,/ or convien che per voi suoni la tromba

- Dante Alighieri, La Divina Commedia Canto Inferno 19° -

 Simoniaco pare affibbiato per la prima volta da Papa Gregorio Magno a chi si fa pagare l’ordinazione dei sacerdoti, secondo Vittorio  Sermonti.

L’indifferenza è giunta al punto che anche su questo si diffonda il distinguo.

Si dice …siamo uniti anche se divisi, dobbiamo rimanere uniti, per cui non è rilevante se ci dividiamo….

In questo postulato nulla di etico.

Siamo divisi e tentiamo e tendiamo ad essere uniti. Questo è etico riflettendo una proposizione politica, dando essa un senso alla storia degli uomini e a quella politica degli stessi uomini che convivono in una comunità.

Io voglio unirmi ma perché mi sento e sono diviso !!

E non voglio rimanere unito pur se diviso, tanto meno davanti alla minaccia dell’arrivo del “Mammaruto” a cinque stelle, argomento politicamente insulso e fuorviante. 

..       Chi sottace che la situazione economica del Paese è sull’orlo del disastro?

Chi può non sostenere che le istituzioni hanno cessato di funzionare o peggio di rappresentare? Che ormai è guerra di tutti contro tutti e delle istituzioni contro il cittadino?  Nessuno.

 Le misure necessarie sarebbero tante e complicate, comunque necessarie assumerle, un giorno o l’altro, dividendo il campo e prendendo partito, sperando che finalmente si rifugga da scelte banali e “facili”, inconcludente  come il Jobs Act”,.

 Cosa c’è di più doveroso e corretto del riconoscere nella crisi di QuestItalia una crisi morale e quindi di identità?

“ Non conosco più il senso della poesia: è che non credo più in me stesso.

Non ritrovo più in me l’uomo dei sensi, colui che faceva da contrappeso alla figura sociale e visibile, e questa sparizione inghiotte cartelli collocati di fronte a domini riservati”.  Scriveva Joe Bousquet.

E perché, malgrado il senso di annientamento, egli osava sfidare la sua sofferenza?  Probabilmente perché il silenzio, come egli stesso osservava, gli era impossibile.

 

Franco Petramala