Un atto di disperazione, insano violento come è la violenza
dell’uomo sull’inerme. Rimane sempre un atto di disperazione e
di tragica solitudine quante volte apprendiamo simili episodi,
per la loro gravità, ci assale la sofferenza.
Fuori dalla cronaca, se dovessi raccontare una immagine
onirica è come se stessimo precipitando tutti, e i più non si
rendessero conto che lo sfracello al suolo è inevitabile e
prossimo.
I protagonisti della alzatina di spalle sembrano ironizzare
sulla sofferenza eludendo quella vera e vissuta forse ritenendo
che il tempo dell’uomo singolo sia lo stesso del tempo della
storia umana.
La perdita della cognizione del dolore e del senso tragico
della vita sta divenendo quel che nel secolo scorso, dopo la
tragedia globale del nazifascismo, aveva indotto a ritenere la
comunità umana immersa nella solidarietà, con mille
contraddizioni ma nella solidarietà vivendo così le sue
aspirazioni ed il convincimento di un futuro ben percepibile in
tutti.
C’è nell’aria una voglia di fratturare il già costruito ed
ho l’immagine degli atti distruttivi di quelli dell’Isis ma
anche di ogni persona che piccona il funzionamento delle
istituzioni mostrando di volerle annientare. Nulla o quasi vi si
oppone e in questa orgia di spartizione di spoglie di potere, il
collettivo è smarrito, apparentemente ignaro, realmente
impotente.
Tutto questo non importa per quali motivazioni o per quali
disegni. In tali dinamiche ognuno decide di stare da una parte
che è contro un’altra..
Non essendoci alcun valore o alcun programma o ideologia
alternativi, si decide che per confermare la esistenza di
singoli o di associati ci si debba inevitabilmente dividere.
Anche utilizzando atti inumani e feroci, predatori in molti
casi, distruttivi sempre, correttamente ritenendo che su quel
terreno non tutti sarebbero in grado di confrontarsi.
In Italia la discriminazione dei campi si sta realizzando
fra coloro che sono intoccabili e a cui è tutto permesso, la
ruberia la vendetta senza obbedienze etiche, impunità per
acquiescenza anche di organi dello stato, e coloro che hanno
rappresentazioni diverse della politica, quali la condivisione
di obiettivi visibili e ispirati ad un concetto organico della
società, plurima e perciò libera, in fin dei conti semplicemente
comunitaria.
Lo scenario accennato non è però di realtà.
Perché manca l’elemento coagulante degli elementi
prospettati.
Quel che è successo o che succede sta semplicemente nella
debilitazione dello Stato sempre più misero e meschino, in stato
confusionale perché succube dei potentati economici, non più
produttori ma manovratori di finanza. Per questo si praticano
gli accordi generali fra gli Stati che solo apparentemente
individuano la via delle intese generali al fine delle unità.
Probabilmente processi storici suggestivi e condivisibili ma
fuorvianti.
Accanto, l’altra miseria della gente ridotta a consumatori,
se hanno un reddito da destinare al consumo, senza neanche più
l’aspirazione al benessere, solamente recettori e ripetitori di
slogan pubblicitari, in una comunicazione interamente indotta
dal sistema dei potentati che stanno con un occhio alla gente,
con l’altro allo funzione statuale.
Non c’è più il tema della
maggioranza che prevalendo
sulla minoranza governa;
adesso è la maggioranza che non curandosi della minoranza deve
solamente decidere come dimostrare che abbia ragione. Ma non si
vede su cosa giacchè il centro decisionale è altrove.