Ma come fate a vivere alle pendici del
Vesuvio? Siete abusivi e va bene! ma siete anche autolesionisti;
è pericoloso, lo sapete
che non avverte e può succedere improvvisamente l’eruzione.
Ebbè…..enuje scappiamnu poco prima !
( Da una inchiesta televisiva di Rai Tre)
Sarà la fede; forse
**********
Ninno
!
Ninno !
Sto ccà!... Mamma è turnata!... -
E 'a porta, mez' aperta e meza nchiusa,
'e nu vascio vuttaie cu na spallata.
Trasette 'e furia. Currette addó steva
nu piccerillo dint' a nu spurtone...
S' acalaie... Chillo povero guaglione
c' appena appena teneva nu mese,
sennuzziava, cu 'e manelle stese...
Nanninella 'a pezzente
ll' arravugliaie dint' a nu sciallo viecchio
s'o pigliaie mbraccia s'o strignette mpietto
e dint' 'o chiaro 'e luna
e asciuttannose ll' uocchie a 'o mantesino
lle dette latte - e s' 'addurmette nzino...
( da “Lassammo fa
a dio” di Salvatore di Giacomo )
E’ la scena
finale, il ritorno sulla terra della mamma che aveva gustato
assieme agli altri poveri una scampagnata in paradiso.
Nannina fu l’unica
a tornare, gli altri rimasero nel sonno eterno dopo avere
assaporato benessere serenità e spensieratezza
Il sogno che pure
incantava nannina non resistette al richiamo della vita.
Si conclude così
la favola di nanninella ‘a pezzente; quella la favola, il
piccino la realtà.
Nella favola si
può inventare e i napoletani “imbrogliano e sbrogliano”,
inventano spesso e “aggiustano”, ma è un fingere perché la carne
percepisce tutto e non si può far finta di nulla.
La speranza?.
Forse è quella ?
**********
A poco a poco tutte chistu coro,
e tutta chesta musica cernette.
‘E bello De Pretore se sentette
‘a stanchezza e ‘o dolore d’ ‘o campà.
Po’ n’ata voce ‘e cristiane,
una diceva: “Fatelo dormire.
Ripiglia il polso, ma non puo’ capire.
Complimenti, Dottore… se ne va?”
Cu ll’uocchie miez’ aperte, lle parette
‘e vedè ‘na figura d’omme anziano,
cu nu figlietto e cu ‘na penna ‘mmano
e ca diceva:”’O pozzo interrogà?”
N’ata voce dicette: “Con prudenza”
“Tu ti chiami Vincenzo?” “Sissignore”
“E di cognome?” “Faccio De Pretore”
“Tuo padre?” “Ve l’ho detto poco fa”
N’ata voce dicette: “Su coraggio
cercate di rispondere al signore”.
“Gnorsì, già mi ha concesso l’alto onore.
Sul’isso me puteva perdunà.
Ce ll’aggio ditto, ch’ero mariunciello
E ca pe’ chesto songo muorto acciso.
Fatemi rimanere in Paradiso!
Tengo… ‘a prumessa e voglio…restà ccà…”
Credenno ca parlava c’ ‘o Signore,
‘nzerraje pe’ sempe ll’uocchie De Pretore.
( Da
Vincenzo De Pretore di Eduardo De Filippo )
Il
mariuolo ridotto in fin di vita sogna di avere ottenuto il
permesso dal Padreterno di rimanere in paradiso; aveva mosso a
pietà tutti, da San Pietro a Santanna A San Giacchino, a tutti i
santi.
All’ultimo respiro
credeva di essere ancora in paradiso ed invece era in un locale
dell’Ospedale e qualcuno lo interrogava; un qualcuno da Vincenzo
scambiato per il Signore.
De Pretore,
chissà, aveva acquistato tanta fede in
quella promessa !
Forse.
**********
Chi
non ha visto “Maccheroni”, il film di Ettore Scola, non
percepirà bene bene cosa è, visto da fuori, il senso della
vicinanza con chi non è più, che non c’è ma è presente, tanto
che gli si conserva il piatto al pranzo funebre che non inizia
prima del tintinnio garbato di una campanella che avverta i
presenti che presente è anch’egli.
E’ una
ricostruzione della vita, d’accordo, è la vita dopo di noi, sì!
è la sovrapposizione della favola al reale, è lo spirito perfino
del “così è se vi pare” pirandelliano e meridionale e
provinciale. E’ la percezione della tenerezza. E’ tutto questo !
Ma è anzitutto il
caritatevole, ciò che al napoletano fa godere il sole e il mare
e del mare e del sole la luce, le sue vedute. Poi a volte la
tentazione della furbizia nell’indurre il prossimo a percepire
la favola come realtà, mettendo in scena l’imbroglio e lo
sbroglio. Come molti napoletani moltissimi italiani di ogni
dove.
***********
Molti anni fa, in
Germania, conobbi tanta gente tedesca e italiani e anche
italiani che lì vivevano da generazioni.
A puntino vestiti
e comportamenti sempre bene educati, irreprensibili in pubblico
e in privato, persone davvero perbene, un pò troppo compassate e
noiosette ma rigorose e precise, oneste che mostravano di
meritare quel che guadagnavano.
E mi sono detto.
Ma che diavolo quell’Emanuele Kant;
non ha dovuto mica
sforzarsi più di tanto nel formulare la sua filosofica
dell’etica; i cittadini la praticavano già al suo tempo e quindi
nel settecento vivevano in armonia con se stessi perché in
armonia con i loro principi.
Tutto chiaro?.
Non proprio! in un
paio di occasioni mi capitò di simulare entusiasmo per quel loro
comportamento, sapendo invece che anche lì la buona fede viene
carpita a vantaggio di qualcuno qualcosa o per profitto o per
ritorni politici o vagamente di costume.
Ne sa qualcosa
l’imprenditore italiano subappaltatore di lavori del dopo Muro
di Berlino, per ventura si chiamava anch’egliVincenzo, per esempio.
Nella vulgata
anche a Napoli diventa insopportabile la furbizia fino alla
ostentazione e le vicende umane si dipingono di tristezza e di
malinconia.
Ma quando i
tedeschi si ci mettono sono tenaci e seri, anche in questo.
Quando la organizzano la truffa, la organizzano sul serio.
E il caso della
Wolkswagen ? Forse
Ce ne sono altri
di casi? Forse
Cambiano gli
attori e anche la platea; ma il vero e il falso non sono
paragonabili al reale e all’immaginario dei delicati racconti di
De Filippo di Di Giacomo.e di Scola.