Scrive Federica Bianchi
sull’Espresso n°39 del 1 ottobre 2015 che “noi italiani abbiamo
tre cittadini in età di lavoro per ogni over 65, tra venti anni
finiremo per averne solo due.
E aggiunge che fino al 2040 il numero dei
cittadini stranieri o di origine straniera salirà dall’attuale
8,3 per cento a poco meno di un terzo dell’intera popolazione
italiana. Grazie a questa trasformazione demografica di
dimensioni epocali, tra quarantanni noi italiani potremmo
ritrovarci a quota 66 milioni anzicchè scendere a 45 milioni
(dagli attuali 61) se sigillassimo i confini.
E continua ”A stare ai dati della
fondazione Leone Moressa il 72 per cento degli immigrati extra
UE ha un lavoro remuneratoa fronte di solo il 67 per centro degli autoctoni”. La
spiegazione è che gli italiani preferiscono aspettare piuttosto
che accettare un’occupazione non inlinea con le proprie caratteristiche professionali.
Le conclusioni sono dunque
tutte per favorire l’immigrazione e non per ostacolarla. La
miopia di chi si oppone alla emigrazione è validata anche da
queste proiezioni demografiche utili a convincere i
recalcitranti.
A ben vedere davanti a questi argomenti è
difficile per la destra e per la sinistra distinguersi fino in
fondo sulla disputa, tranne la irriducibile predicazione degli
esponenti della Lega Nord.
L’articolo della Bianchi è orientato
tuttavia a provare la convenienza della accettazione degli
stranieri in vista del sostegno ai trattamenti pensionistici.
Abbiano la sensazione che l Merkel non
abbia avuto necessità di convertirsi all’accoglienza degli
stranieri per il sostegno finanziario al sistema pensionistico,
bensi alle dinamiche espansive dell’industria tedesca che, come
negli anni ’50, ha bisogno di manodopera.
E non di manodopera qualsiasi ma di
manodopera idonea a svolgere le mansioni degli opifici moderni,
sia nei servizi sia nella industria che produce cose innovative.
La Merkel limita l’accoglienza ai siriani
perché, si dice siano, i più titolati nello studio e i più
idonei alle mansioni nell’industria moderna.
La tesi delle proiezioni demografiche e
quindi delle convenienze per l’Italia e le ragionate decisioni,
ormai dissimulate, della Merkel, convincono sempre di più che
non di orientamenti di destra o di sinistra si tratti, ma di
“scelte tecnocratiche” orientate all’utilità, a cui ormai
l’Europa di Bruxelles e le Scuole dai nomi altisonanti in Italia
e all’estero ci hanno abituati
Si ha l’impressione che i limiti delle
scelte tecnocratiche ci faranno subire presto e molto
efficacemente delusioni e delusioni, dimentichi dei valori della
prossimità.
Ricordiamo tutti la delusione dipinta sul
volto della bambina mediorientale che tentava di convincere la
Merkel di farla rimanere in Germania, una volta lì giunta,
faticosamente e con gravi riscchi. E la Merkel che tentava di
convincere con la sicurezza tipica della statista che non era
possibile perché la regola che imponeva il rimpatrio non poteva
essere disattesa. Pretendendo che la bambina condividesse !
Poi, a distanza di un paio di settimane, la
Cancelliera inaugura il nuovo corso della accettazione di
siriani, comunque emigranti.
Cosa dire se, in seguito alla crisi recente
della Volkswagen, la stessa Merkel dovesse tornare sui suoi
passi e, giustificandosi con lo scandalo, dovesse richiudere le
frontiere agli emigranti, ancorchè siriani?
Questi i rischi della tecnocrazia e
dell’illusione che il vantaggio o l’utilità possa assorbire i
vantaggi di ciò che si richiama ai valori della prossimità,
individuale e collettiva che, riconoscendo la diversità, opera
per l’inclusione aprendo uno spiraglio alla modernità.