Accade che
sfogliando un libro nuovo di libreria ci si accorga di una
pagina strappata nel mezzo, ripiegata sapientemente per
proteggerla dalla rovina definitiva, con attenzione
la si distenda con
amorevolezza.
Ero in
compagnia di questa semplice operazione e allo stesso tempo di
un pensiero espresso da un amico il giorno prima.
Al suo
ragionamento si potrebbe dare perfino il titolo: “Il doppio
codice del quotidiano al tempo attuale”.
Al complesso
delle molteplici e reiterate catastrofi nel mondo, difficilmente
distinguibili, sicuramente sovrapposti nella memoria per
svanirvi rapidamente, si vorrebbe sovente dare
un significato
mitologico; più agevole così dar loro una cornice una
definizione una identità, una esistenza perfino, per il bisogno
irresistibile di dare senso ad ogni cosa.
Accanto, come
il bicchiere d’acqua a quello del vino, il frugale piacere della
deresponsabilità, citandoSermonti.
Ne viene
fuori un raccontone che vallo a scrivere senza lealtà !
Tuttavia la
bellezza poco inerisce e l’umore dell’uomo risente comunque dei
sensi. Verso
meraviglioso è quello del Petrarca dal “Triunphus mortis”:
“Quasi un
dolce dormir ne’ suo’ belliocchi,
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso.”
al
suo soave suono chiunque può avvertirne il brivido.
Per questo
esiste l’arte !
Ma il godere
della lettura non c’entra nulla con quel che viviamo
quotidianamente.
Cicerone non
parlava come scriveva !
Se un signore
ben azzimato, possidente e intraprendente quanto basta, vuol
compiacersi di più ottenere, più di quanto non abbia finora
conseguito, pretendendo d’essere indispensabile alla società, si
rechi da un potente di turno, bastando tuttavia un modesto
manutengolo che di solito in calabria o in sicilia o in puglia o
nel napoletano, è un politico.
Lo avvicina
con educazione, discrezione e piaggeria non disgiunta da
ossequio e affettazione, avvenendo infine il colloquio ben
organizzato.
A chi non
difetti la memoria delle cose da giovane o meno giovane, basterà
riandare a quel gioco, diffuso di più nel mezzogiorno, che va
sotto il nome di “Padrone e Sotto” “Patruni e Sutta” ovvero la
“Passatella”.
Un micro
micro ordinamento diretto da regole che comportano tuttavia una
immersione in un mondo di astuzie risentimenti vendette
godimenti a poco prezzo, di sentimenti meschinelliallo scopo di bere il più possibile senza pagare !
Il gusto
assomiglia a quello di chi assiste alla lotta dei galletti che
si azzuffano nelle filippine o in qualche sperduta località
messicana.
Il gioco
consiste nella invenzione di alleanze fra i giocatori allo scopo
di consentire il bere del vino o della birra solamente ad alcuni
e ad altri no, nel creare un sistema di inclusioni e di
esclusioni, con il condimento di un Padrone che dispone e di un
Sotto con potere di veto.
Probabilmente
un sociologo o psicologo o antropologo ne trarrebbe l’immagine
di una strasposizione psicodrammatica compensativa di una realtà
desiderata ancorchè non vissuta.
Ma lasciamo
stare queste cose dello psicodrammaed andiamo oltre.
Il
comportamento del Sotto vale a dare una dimensione al Padrone e
allo stesso tempo a mostrare a tutti che il ruolo del Padrone
dipende dal Sotto e che la elargizione a chicchesia è
inevitabilmente condizionata dal Sotto.
Sicchè al
nostro azzimato intraprendente gli si fa capire chiaro chiaro
che a concedergli i favori i privilegi o le opportunità del
“bere”, non è bastevole la “benevolenza” del Padrone essendo
necessario e indispensabile il vantaggio e quindi il consenso
del Sotto che deve pertanto essere coinvolto nella faccenda.
“Sotto: mi
proponi di fare bere Nevio ma questo è impossibile ....perchè
non voglio; anzi ti dico che deve bere prima Caio e Sempronio.
Ma come faccio a far bere Caio o Sempronio senza che Nevio beva?
Allora bevi
tutto tufino
all’ultima goccia e che mal ti colga.
No! No!
facciamo una cosa: bevono tutti e tre ma Nevio beve di più
perché altrimenti che figura ci faccio? E va bene ma senza
scherzi ok?...ok !!, vuol dire, caro Padrone, che mi restituirai
il favore “.
Immaginando
che il Padrone appartenga alla classe della maggioranza di
qualunque consesso, ne risulta il ruolo del Sotto, cioè
dell’appartenente alla minoranza del medesimo consesso.
Di per sé
egli appare difensore dei deboli; tuttavia spesso e presto sarà
palese che il novello Menenio Agrippa si sarà messo d’accordo
con il Padrone recitando la parte. Basti osservare le
polemicuzze montate ad arte ed indecenti, inscenate da malfermi
recitanti sui prosceni regionali.
Evidente la
piegatura alla decadenza, ma non è questo l’importante,
piuttosto è interessante il consiglio a chi vuole avventurarsi
per trarre un profitto.
Si ricordi la
regola aurea: non
basta chiedere al Padrone; deve essere d’accordo anche il Sotto,
specialmente se Padrone e Sotto non sono della stessa squadra.
Non sempre è così ma la irregolarità di ciò che si richiede
sempre propone la scena.
Finchè non si distingue ciò che è regolare da ciò che non lo è;
e per non sbagliare si chiede comunque il colloquio anche quando
tutto è regolare… Così per
non sbagliare!! Ha
senso tutto ciò?
Ma veniamo a ciò che il senso di sicuro lo ha tornando al
Petrarca del Triunphus temporis?:
Qui l’umana
speranza e qui la gioia,
qui’ miseri mortali alzan la testa
e nessun sa quanto si viva o moia.