Il protagonista
del libro di Ishiguro e del godibile film di Ivory, in fondo
alla sua imperturbabilità, vive la decadenza del presente e si
prefigura un futuro senza speranza.
Tenta la sortita
di valorizzare il passato, ma è il presente che vive e il
presente non lo ignora, non lo rasserena, nemmeno quando
improvvidamente lo assale il ricordo del passato, a volte
luminoso a volte anch’esso triste.
Unica
nota predominante: trarre qualcosa da
quel che resta del
giorno.
Non
era scritto ancora il percorso di Mosè sul Sinai e delle Tavole
della Legge, eppure quelle leggi furono trascritte come se
avessero già avuto l’imprimatur del futuro degli uomini.
Gesù nel deserto
si purificava carpendo da se stesso il futuro degli uomini.
Come se ci fosse
la predestinazione e quel che sarebbe avvenuto di poi.
Entrambi vivendo
il loro presente, conoscevano bene il futuro del mondo.
Non c’era in quei
momenti la presenza dei profetied il profetismo non occupava la mente degli uomini, così
come oggi.
La politica
italiana è oggi popolata da profeti e da profetismi, tutti si
affannano a dire e a prevedere a promettere ed annunciare quel
che verrà, a pentirsi un poco, quel poco che basti per
presentarsi al popolo, cosciente o rassegnato ormai a quel che
sarà.
Il sistema è
saltato completamente e le regole si fanno più credibili man
mano che diventano più ottusamente sanzionatorie.
Ormai si
sanzionano le illegittimità con unapena e la pena spesso non colpisce il reato anche grave e
continuato, come se fosse declassificato a consuetudine.
I granai pullulano
di topi che ingrassano senza mai fermarsi; sono famelici e si
dice che lì si stia creando il nuovo ordine.
E fuori
dall’Italia, l’apparire è fondamentale come fondamentale è
rappresentare un futuro migliore partendo da un presente di
egoismi e di incertezze e le incredulità, che vadano a quel
paese.
Di buon mattino si
diventa eroi e umanitari come la Merkelmentre la sera prima l’Europa siaddormentava con i peggiori giudizi su questa
persona-statista.
Gli uomini
dell’ISIS si presentano convinti di sé stessi e della loro
identità ma, per conseguirne una, distruggono la loro storia
visibile e antica. E in Ungheria si gioca a bloccare e a
sbloccare frontiere e stazioni ferroviarie di transito per
deviare il flusso dei disperati, angustiandoli dopo la
traversata a bordo di barconi governati dagli scafisti, mentre
in Repubblica Ceca nessuna tecnica moderna di identificazione
sostituisce il tatuaggio di nazistica memoria.
Nel dubbio, se
siano rifugiati politici che fuggano dalla guerra o che sfuggano
al martirio di feroci regimi africani e mediorientali, o siano
migranti economici, cioè in cerca di lavoro per sfuggire alla
fame nel loro paese do origine, gli emigranti si trascinano per
le strade di questa Europa inadeguata e banalmente insulsa,
tante volte nel passato crudele e violenta anche verso gli stesi
europei.
Mentre si discute
dell’accoglienza continuano le pene di corpi straziati e perduti
nel mare e che il mare a volte rifiuta; li spinge spesso intatti
come dormienti sulle spiagge, come per dire: non sono miei. Sono
corpi vivi e spogliati della stessa vostra pietà.
E un bolzanino
celebra la morte del bambino sulla spiaggia e altri negli studi
televisivi non ammette i genocidi e le nefandezze contro
l’umanità commessi dagli europei nei territori africani
schiavizzati e colonizzati, allo scopo di comodamente trafugare
ricchezze naturali per la soddisfazione degli affaristi e degli
eroici uomini del safari.
Sembra una
baraonda senza fine, la celebrazione di una festa orgiastica,
dove il rito parolaioprivo di scrupoli regna sovrano in attesa che gli ultimi
aneliti di vita individuale e collettiva inducano a innalzare
una mano in cerca di aiuto.
Chissà,
inconsciamente chiedendola proprio agli africani o ai
mediorientali che alzando la testa scorgono un lampo di luce
oltre l’orizzonte del loro deserto e fino alle prossimità delle
montagne e e delle verdi pianure europee.
In età preistorica
è già avvenuto e nessuno si scandalizzi se certamente gli uomini
della razza umana, erano tutti originari dell’Africa e tutti con
i peli per tutto il corpo; solamente alla caduta della peluria
ed esposti alla luce, gli uomini emigrati al nord divennero di
pelle bianca e gli uomini rimasti a sud divennero di pelle nera.
Nulla di strano se l’esodo dal sud al nord continui !