Dopo Bonifacio VIII e il governo cinico di Filippo il Bello, Re
di Francia, l’Europa viene sconvolta da avvenimenti straordinari
che ridisegneranno la mappa del potere in Europa.
Fra gli altri avvenimenti la così detta “empiababilonia” come la definiva Petrarca e il trasferimento
della sede papale da Roma ad Avignone durante il papato di
Clemente V, Bertrand de Got arcivescovo di Bordeaux.
Siamo nei primi anni del 1300 ed in quel periodo vi furono
accanto ai Papi anche alcuni Antipapa, almeno due, mentre la
nobiltà romana era scossa dalle scelleratezze e dai vuoti di
potere conseguenti agli avvenimenti principali.
Ho visitato il complesso della sede papale di Avignone ed ho
avuto la impressione di una rocca di difesa dall’assedio, non
certamente un ambiente arioso immerso nella “storia” come a
Roma.
Trasferiamoci ad oggi: quanti papi? Due, Benedetto XVI, Josef
Ratzinger, e Francesco. Non sono pero certamente contrapposti.
La differenza dal 1300 è che il papa legittimo, per fortuna Papa
Bergoglio, è succeduto secondo le regole, cioè le dimissioni di
Ratzinger, e tuttavia anche dal 2013 sono viventi due papi pur
se non nella medesima sede, cosa inusitata, come Gianfranco mi
ha suggerito di riflettere.
E’ vero che la direzione del Partito Democratico,
democraticamente, ha invitato Enrico Letta a dare le dimissioni
da Presidente del Consiglio, secondo un rituale, seppur
extraparlamentare, comunque secondo costume di democrazia ed
indicando quale successore il Segretario Matteo Renzi.
Ma presso gli Italiani si ha la sensazione, per la velocità
degli avvenimenti decisivi per la atipicità del rito e per la
improvvisa decisione che sta alla base dell’operazione politica,
che i Presidenti del Consiglio siano tuttora due; o almeno fino
al consolidamento del secondo, siano due.
Il Renzi è da incoronare ancora, il Letta è da giudicare
soprattutto per la corte che lo ha condizionato e tuttora
strumentalizzato, facendolo apparire addirittura solamente un
Capo del Governo in chiave di un inedito “Foreign Office”;
quella corte piuttosto ha dato l’impressione semplice ed
eloquente di occupare il potere condizionando i possedimenti in
dote, sparsi di qua e di là per l’Italia, dal Nord al Sud,
specialmente al Sud.
Si ha peraltro l’impressione che i Presidente della Repubblica a
tuttoggi siano due e non uno, come in un ritratto metafisico,
sovrapposti nella medesima persona.
Uno eletto in un Conclave romano regolare secondo laregola del più probabile, l’altro eletto sempre a Roma in
un Conclave di incapaci, tendenti al tradimento plateale per
calcolo, dove è prevalsa la emergenza accanto al complotto.
La differenza dalla pratica avignonese: entrambi gli avvenimenti
si sono svolti a Roma, entrambe le elezioni hanno individuato la
medesima persona, ma in un clima che può autorizzare a presagire
quello che sarebbe avvenuto, in epoca storica attorno al 1525,
con il sacco di Roma.
A parte l’amor di tesi, auguriamoci che come per le vicende
risalenti a Filippo il Bello, autore e antesignano delle
“finali” persecuzioni ebraiche e di tanto altro, non si finisca
per trovare soluzioni come quelle che caratterizzeranno l’epoca
di Alessandro VI Borgia.
Qualche segnale, nelle periferie poco presidiate da sensibili e
impegnate intellettualità
accademiche e non accademiche, c’è già come sensore della
barbarie che investe tutto, proprio tutto.