Filippo il Bello e Bonifacio VIII

il Fondino del 15 Febbraio 2014

Filippo il Bello e Bonifacio VIII

Dopo Bonifacio VIII e il governo cinico di Filippo il Bello, Re di Francia, l’Europa viene sconvolta da avvenimenti straordinari che ridisegneranno la mappa del potere in Europa.

Fra gli altri avvenimenti la così detta “empia  babilonia” come la definiva Petrarca e il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone durante il papato di Clemente V, Bertrand de Got arcivescovo di Bordeaux.

Siamo nei primi anni del 1300 ed in quel periodo vi furono accanto ai Papi anche alcuni Antipapa, almeno due, mentre la nobiltà romana era scossa dalle scelleratezze e dai vuoti di potere conseguenti agli avvenimenti principali.

Ho visitato il complesso della sede papale di Avignone ed ho avuto la impressione di una rocca di difesa dall’assedio, non certamente un ambiente arioso immerso nella “storia” come a Roma.

Trasferiamoci ad oggi: quanti papi? Due, Benedetto XVI, Josef Ratzinger, e Francesco. Non sono pero certamente contrapposti.

La differenza dal 1300 è che il papa legittimo, per fortuna Papa Bergoglio, è succeduto secondo le regole, cioè le dimissioni di Ratzinger, e tuttavia anche dal 2013 sono viventi due papi pur se non nella medesima sede, cosa inusitata, come Gianfranco mi ha suggerito di riflettere.

E’ vero che la direzione del Partito Democratico, democraticamente, ha invitato Enrico Letta a dare le dimissioni da Presidente del Consiglio, secondo un rituale, seppur extraparlamentare, comunque secondo costume di democrazia ed indicando quale successore il Segretario Matteo Renzi.

Ma presso gli Italiani si ha la sensazione, per la velocità degli avvenimenti decisivi per la atipicità del rito e per la improvvisa decisione che sta alla base dell’operazione politica, che i Presidenti del Consiglio siano tuttora due; o almeno fino al consolidamento del secondo, siano due.

Il Renzi è da incoronare ancora, il Letta è da giudicare soprattutto per la corte che lo ha condizionato e tuttora strumentalizzato, facendolo apparire addirittura solamente un Capo del Governo in chiave di un inedito “Foreign Office”; quella corte piuttosto ha dato l’impressione semplice ed eloquente di occupare il potere condizionando i possedimenti in dote, sparsi di qua e di là per l’Italia, dal Nord al Sud, specialmente al Sud.

Si ha peraltro l’impressione che i Presidente della Repubblica a tuttoggi siano due e non uno, come in un ritratto metafisico, sovrapposti nella medesima persona.

Uno eletto in un Conclave romano regolare secondo la  regola del più probabile, l’altro eletto sempre a Roma in un Conclave di incapaci, tendenti al tradimento plateale per calcolo, dove è prevalsa la emergenza accanto al complotto.

La differenza dalla pratica avignonese: entrambi gli avvenimenti si sono svolti a Roma, entrambe le elezioni hanno individuato la medesima persona, ma in un clima che può autorizzare a presagire quello che sarebbe avvenuto, in epoca storica attorno al 1525, con il sacco di Roma.  

A parte l’amor di tesi, auguriamoci che come per le vicende risalenti a Filippo il Bello, autore e antesignano delle “finali” persecuzioni ebraiche e di tanto altro, non si finisca per trovare soluzioni come quelle che caratterizzeranno l’epoca di Alessandro VI Borgia.

Qualche segnale, nelle periferie poco presidiate da sensibili e impegnate  intellettualità accademiche e non accademiche, c’è già come sensore della barbarie che investe tutto, proprio tutto.

        Franco Petramala