Oi barbaroi erano nominati dai Greci
coloro che vivevano ai margini delle città stato e fuori delle
Istituzioni della democrazia greca.
Erano tutti coloro che non erano Elleni e per questo ignoranti,
feroci e rozzi, incolti come coloro che parlano un linguaggio
incomprensibile.
Mal vestiti malnutriti ed affamati al contatto con la civiltà
greco-romana si organizzano per assetti tribali e con eserciti,
dapprincipio solamente orde, con il solo progetto di razziare.
Vittime però di malattie specialmente dovute alla antigienicità
dei loro costumi, si affacciano con successo al confronto con
l’Impero romano allorchè, questa cosa fra le altre, cominciarono
a imitare i romani nel taglio dei capelli.
I Romani infatti li tagliavano regolarmente e tendevano a
tagliarne tanti quanti ne potesse contenere una padellina posta
sulla testa.
Erano cioè di entità diversa, tanto diversa da essere distinti
dai ricchi civilizzati.
Dal momento della decisione dei barbari di eliminare quelle
fluenti maleodoranti capigliature, sedi di pidocchi, i Barbari,
più che i galli e i germanici, quelli orientali migliorano le
proprie condizioni igieniche e si presenteranno alla storia come
popoli che aspirano a consolidarsi.
Ma con ciò non avevano ancora conquistato il benessere
economico. Lo conquistano quando, armandosi e presentandosi
diversamente da come le loro origini avrebbero suggerito,
cominciano ad acquistare credibilità presso i loro popoli e
presso i loro nemici civilizzati, come successe per i Goti.
Ovviamente erano poveri e ancora non propriamente popoli e per
diventare ricchi e con tradizione e cultura consolidata, hanno
dovuto conquistare terre e masserizie e diventare cristiani. La
tesi non è condivisa da tutti e in particolare è contraddetta
dai postulati delle teorie storicistiche. Ma tant’è.
Poi c’è il salto del primo medioevo di assestamento e della
sintesi del prima e del dopo dell’Impero Romano, dell’equilibrio
dei barbari ormai non più barbari; e dopo di esso il ritorno
alla cultura classica che indurrà la riscoperta del bello e
dell'estetico e di tutto ciò che di prezioso ha l'umanità;
introdurrà anche quel che sarà la cultura scientifica che
spezzerà in due la civiltà del mediterranea, con laemarginazione di quella araba che non testimonierà né la
tecnica né la scienza.
E verrà l’epopea delle dottrine politiche e delle pratiche di
riscoperta del valore dell’uomo sociale, fino a quel momento
poco considerato, delle sue aspirazione, delle sue stanchezze e
delle sue pigrizie, e la borghesia diverrà il focus dello
sviluppo delle civiltà.
Naturalmente ogni epoca ha il suo punto di fulgore e il suo
punto di decadenza ed oggi la decadenza della borghesia è molto
più evidente nei fatti che non nelle teorizzazioni. Cioè è in
decadenza davvero, scalfita per nulla dalla lotta novecentesca
delle ideologie avverse, epperò corrosa dai suoi vizi antichi di
fruire di privilegi, con la mania di strapotere senza utilità,
col i vezzi cioè di quelle classi contro cui si affermò:
la classe nobiliare e
padronale.
A questo punto lo scenario prevede di nuovo l’apparire dei
“barbaroi”.
Nulla è ripetibile, d’accordo, ma molto assomiglia quel che è
già accaduto.
Ed i barbari sono oggi coloro che si arricchiscono a spese delle
istituzioni e la borghesia lì a compiacersene, mentre dovrebbe
avere reazione opposta di difesa e tuteladi quelle istituzionistoricamente volute propria da essa borghesia
Così è consentito al nuovo barbaro di presentarsi ben vestito e
ben rasato e ben pettinato, inghirlandato di ruberie di ogni
genere, molcito da chi dovrebbe maltrattarlo come novello
cicisbeo per la allegria delle corti decadenti e decadute,
sopratutto non riconosciuto come persona dal costume mafioso,
sebbene almeno contiguo palesemente alla 'ndrangheta.
Doveroso citare quel che proviene dalle intercettazioni
telefoniche di uomini e donne di governo? O citare le quotidiane
sgrammaticature di personale politico senza arte e solamente di
parte?
In fondo, a proposito dei barbari odierni, si può
ben dire, buone nuove da lontano, cattive nuove da vicino.