Preferenze o non  Preferenze?

il Fondino del 07 Agosto 2014

Preferenze o non Preferenze?

A proposito di un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 3 agosto 2014:  “Preferenze farina del diavolo.

Messo così  il dilemma, si pensa sempre agli argomenti negativi prima ancora che a quelli positivi dell’un sistema o dell’altro.

 L’Italia ha avuto il sistema delle preferenze ma in regime proporzionalistico.

 Ha avuto anche il sistema senza preferenze ma in regime maggioritario e fortemente maggioritario.

 Quindi la comparabilità dei sistema delle preferenze soffre la diversità degli ambienti

 Tralasciamo gli aspetti positivi dei due sistemi e diciamo che l’esperienza delle preferenze ha contribuito e non poco al degrado, alla mancata crescita delle società meridionali innanzitutto, alla superficialità nella selezione delle classi dirigenti e nei rappresentanti del popolo. O meglio, esisteva un target all’interno del quale era possibile gareggiare, mai alla pari  ma sufficientemente alla pari.

E’ corretto non sottacere che una preventiva selezione veniva realizzata attraverso la influenza delle associazioni, laiche e religiose, che favorivano la formazione culturale e motivazionale sopratutto dei futuri dirigenti.

 Era il target della dimensione clientelare  a tutto campo, era la interpretazione della partecipazione e sovrapposizione degli interessi popolari con quelli delle classi dirigenti.

 I limiti c’erano ed erano tanti e grandi e pia era la illusione che la preferenza determinasse una scelta del cittadino, libera e indipendente.

Era piuttosto la regola non scritta  della appartenenza e della dipendenza dell’elettore al candidato in una logica moresca di califfati che veniva motivata con il principio della appartenenza per cooptazione.

 Nel Mezzogiorno il fenomeno assunse dimensioni spudorate e perniciose.

 Nell’attualità il sistema senza preferenze ha creato le condizioni specifiche e terribili di una cerchia sempre più ristretta, si dice dei cerchi magici o meno, attorno al leader che così ha costruito una corte nella quale individuare gli unti del signorotto locale o nazionale. Il sistema dei nominati è odioso  ma non più di quello che prevedeva non i nominati ma…gli individuati da un sistema che, per rafforzare gli uni, impoveriva l’apporto degli altri. Catastrofico esito !!

 I consigli della corona non ispirano simpatia dai tempi della rivoluzione liberale; ma li abbiamo adottati in ragione della esigenza della stabilità.

 Se essa è un valore bisogna perseguirla e non importa se poi alle ragioni politiche che determinavano mutamenti nelle assemblee, si sono sostituite unicamente le rivolte di palazzo modestamente giustificati dal fatto che i beneficati non sopportano più la riconoscenza.

 L’unico sistema che possa dirsi gradevole per il cittadino è quello uninominale per collegi, laddove o sono i partiti che indicano i candidati non escludendo “i senza partito” e quindi senza sbarramenti; almeno si crea la concorrenzialità in ogni caso.

 L’accapigliamento ovviamente è fra i due sistemi, con e senza preferenze.

 Non appassiona l’alternativa del collegio uninominale che andrebbe bene sia in ambiente proporzionale sia in ambiente maggioritario.

 Il perché è nelle povere cose di un paese sempre più impoverito.

         Franco Petramala