Per quanto ci si possa svegliare presto e
per tempo, la nostra sorte è sempre più spedita.
Ansiosi per i giovani occupati ad acquisire
un vissuto ancora non conosciuto e quindiimpegnati nella sua esplorazione, troppo spesso prendiamo
coscienza di quel che dovremmo fare nella imminenza del rischio
del pericolo o del già accaduto.
C’è una sorta di dovutezza, quando essa è
avvertita, che quante volte si imbatte nella ritualità di atti
comportamenti o perfino linguaggio, rende l’atteggiamento
conclusivo carente di intelligenza emotiva.
Probabilmente perché manteniamo un
atteggiamento dissociato fra le generazioni, quelle adulte
ritenendosi al riparo da rischi e considerando la sofferenza e
la difficoltà dei giovani altra cosa; mentre esse hanno la
medesima natura e distinguerla vale nulla.
Diagnosticare e curare è poca cosa rispetto
al vivere insieme il tema del mondo e del suo futuro, adulti e
giovani.
Se viene il disagio dei giovani è il
disagio della società tutta e la così detta devianza giovanile è
la difficoltà del mondo e degli uomini; sicchè oggi la
dialettica fra i diversi che tanto animava la cultura
universale, oggi non produce se non antimodernismo e
superficialità; davanti al tema delle difficoltà del mondo
attuale sembra scemare l’idea che ci possano essere processi di
avvicendamento nei protagonisti.
Il qui ed ora richiama piuttosto il tema
comunitario e fin dove? Fino a non essere soddisfatti di quel
che comunque ci accade di conoscere e di avvertire, soddisfatti
invece se agiamo come se potessimo intervenire su tutto ciò che
non viene sotto la nostra diretta osservazione.
Sono ansioso non solamente a causa di quel
che conosco e riesco ad osservare e perfino di ciò su cui posso
intervenire; sono ancora più preoccupato su ciò che non riesco a
percepire e non riesco a farlo perché aspetto che mi si
rappresenti compiutamente.
Questa è grave colpa: devo mettermi nella
condizione di esserne investito perché nulla rimanga sconosciuto
e quindi non vissuto o convissuto con i giovani.
Forse è questo lo spirito giusto per dare
significato alla parola “prevenzione” soprattutto se riferita ai
giovani, ai loro problemi esistenziali e della loro
quotidianità, alla quale dovremmo partecipare molto di più
ritenendoci eguali, fra l’altro scemando progressivamente la
distinzione fra le generazioni.
Giovani, alzate la voce, fatevi sentire, ha
detto Papa Bergoglio a Rio. Ma l’ammonimento vale per tutti !!