La società e la politica

il Fondino del 25 Ottobre 2013

La società e la politica

Possiamo dire che tutte le società sono “società economiche”  e che tutte le società economiche assumono forma politica.

Ciò non ha bisogno di dimostrazione perché ripropone la locuzione aristotelica dell’uomo come “animale economico e politico”. 

Ogni società economica è alla ricerca della sua forma politica.

Detta così non fa una grinza. Ma i due termini non stanno a significare un processo ma il suo risultato.

Le economie, i rapporti di forza, le figurazioni  materiali ed immateriali, perfino i sentimenti collettivi, prima ancora che le volontà collettive, caratterizzano una società “economica” che di solito orienta o viene influenzata dall’ethos e dalla cultura che, essendo il sentimento della storia, rivela la unicità dei popoli.

Tale unicità spesso è connotata dalle espressioni della religiosità che pervade e sostiene l’azione umana comunque la si voglia misurare.

La magmatica struttura della società economica, per vivere, ha la necessità di assumere una forma che è appunto la forma politica che tanto più è consona alla società, tanto più ne coadiuva le tendenze espansive e di conferma delle ragioni del sua progredire.

Senza dubbio i momenti di maggior rilievo della storia dei popoli sono quelli in cui la forma politica raggiunge la sua compiutezza, comprensibilità ed influenza.

Prima di quel momento è di scena la lotta eclatante o sotterranea per far prevalere una tendenza della società a scapito dell’altra con la conseguente testimonianza dei soggetti rappresentativi.

Dopo, nel momento del dissolvimento dell’equilibrio, si verificano i fenomeni delle “derive”, simulacri di quanto è sociale e di quanto è politico, che vorrebbero dare l’dea della continuità se  non addirittura della virtuosità del prosieguo del progetto che rivendicano come proprio, mentre in effetti sottolineano una “illusione”:  prima creano le condizioni della frammentazione e poi della tendenziale dissoluzione del sistema ormai in crisi ed incapace a riprendere i processi progressivi.

Ed il diritto? Storicamente nasce come regolatore delle relazioni sociali sempre più complesse, poi con l’evoluzione e l’affermarsi dello Stato, è stato modellato per ubbidire  al sovrano e successivamente, con le democrazie moderne e la prevalenza della cultura borghese, ha assunto fisionomia di terzo potere ed istanza ultima per garantire  giustizia al cittadino.

Oggi possiamo ancora sostenere che siamo una società economica alla ricerca della sua forma politica ?

Lo possiamo sostenere a patto che prendiamo atto che ci stiamo avventurando verso il declino della società dei consumi e quindi della produzione di beni in progressione costante e lineare nonchè verso una società in cui prevale il gioco finanziario.

A patto che prendiamo atto della debolezza e quindi della inefficienza dello Stato nel confrontarsi con una società di tal fatta.

In tale quadro “Il diritto è tutto da creare” Non è che non esista più, non esiste ancora”. E comunque sarebbe la prima volta che il diritto preceda la evoluzione di società e Stato  

Quotidianamente si assiste alla diatriba fra chi sostiene la esigenza primaria dell’asservimento al diritto e chi sostiene la necessità della ostilità al diritto. Epperò la distanza dei due punti di vista non corrisponde a quella ben significativa, mettiamo,  dell’atteggiamento conservatore e di quello anarco-progressista.

Non si è davanti a due partiti o fazioni ma a due atteggiamenti, e non due scelte, che vengono utilizzati a seconda dei casi e delle convenienze.

Ciò determina semplicemente un'unica realtà: il disagio verso il diritto e quindi la sottovalutazione della funzione della giustizia. Al quale disagio non è detto che non corrisponda il disagio del diritto e quindi il disagio di chi giustizia è chiamato ad amministrare.

Viene una domanda: Il trono e l’altare non ci sono più. Lo abbiamo detto di sopra a proposito della funzione della società e della politica.

Il diritto come autorità che regola le relazioni sociali e come autorità che rappresenta la giustizia, il suo verificarsi ed il suo sentimento assieme, è sopravvissuta alla secolarizzazione dello stato e della società ?

La risposta sembra che debba essere proprio negativa.

Una sola immagine forse sopravvive dalla notte dei secoli ed ancora oggi: La rappresentazione della giustizia con la spada e la bilancia tenuta da una donna bendata. E’ la spada che deve difendere la bilancia. 

 Da qualche parte ho letto che Monsieur Le Mercier, fisiocrate, espose un giorno alcune sue tesi alla zarina Caterina di Russia la quale, alla fine del colloquio, porse la mano al suo ospite e disse: “ Sono lieta di avervi visto e vi auguro buona giornata”.

Franco Petramala