Possiamo dire che tutte le società sono “società economiche”
e che tutte le società
economiche assumono forma politica.
Ciò
non ha bisogno di dimostrazione perché ripropone la locuzione
aristotelica dell’uomo come “animale economico e politico”.
Ogni
società economica è alla ricerca della sua forma politica.
Detta così non fa una grinza. Ma i due termini non stanno a
significare un processo ma il suo risultato.
Le
economie, i rapporti di forza, le figurazionimateriali ed immateriali, perfino i sentimenti
collettivi, prima ancora che le volontà collettive,
caratterizzano una società “economica” che di solito orienta o
viene influenzata dall’ethos e dalla cultura che, essendo il
sentimento della storia, rivela la unicità dei popoli.
Tale
unicità spesso è connotata dalle espressioni della religiosità
che pervade e sostiene l’azione umana comunque la si voglia
misurare.
La
magmatica struttura della società economica, per vivere, ha la
necessità di assumere una forma che è appunto la forma politica
che tanto più è consona alla società, tanto più ne coadiuva le
tendenze espansive e di conferma delle ragioni del sua
progredire.
Senza dubbio i momenti di maggior rilievo della storia dei
popoli sono quelli in cui la forma politica raggiunge la sua
compiutezza, comprensibilità ed influenza.
Prima di quel momento è di scena la lotta eclatante o
sotterranea per far prevalere una tendenza della società a
scapito dell’altra con la conseguente testimonianza dei soggetti
rappresentativi.
Dopo, nel momento del dissolvimento dell’equilibrio, si
verificano i fenomeni delle “derive”, simulacri di quanto è
sociale e di quanto è politico, che vorrebbero dare l’dea della
continuità senon
addirittura della virtuosità del prosieguo del progetto che
rivendicano come proprio, mentre in effetti sottolineano una
“illusione”: prima creano
le condizioni della frammentazione e poi della tendenziale
dissoluzione del sistema ormai in crisi ed incapace a riprendere
i processi progressivi.
Ed
il diritto? Storicamente nasce come regolatore delle relazioni
sociali sempre più complesse, poi con l’evoluzione e
l’affermarsi dello Stato, è stato modellato per ubbidire
al sovrano e
successivamente, con le democrazie moderne e la prevalenza della
cultura borghese, ha assunto fisionomia di terzo potere ed
istanza ultima per garantiregiustizia al cittadino.
Oggi
possiamo ancora sostenere che siamo una società economica alla
ricerca della sua forma politica ?
Lo
possiamo sostenere a patto che prendiamo atto che ci stiamo
avventurando verso il declino della società dei consumi e quindi
della produzione di beni in progressione costante e lineare
nonchè verso una società in cui prevale il gioco finanziario.
A
patto che prendiamo atto della debolezza e quindi della
inefficienza dello Stato nel confrontarsi con una società di tal
fatta.
In
tale quadro “Il diritto è tutto da creare” Non è che non esista
più, non esiste ancora”. E comunque sarebbe la prima volta che
il diritto preceda la evoluzione di società e Stato
Quotidianamente si assiste alla diatriba fra chi sostiene la
esigenza primaria dell’asservimento al diritto e chi sostiene la
necessità della ostilità al diritto. Epperò la distanza dei due
punti di vista non corrisponde a quella ben significativa,
mettiamo,
dell’atteggiamento conservatore e di quello anarco-progressista.
Non
si è davanti a due partiti o fazioni ma a due atteggiamenti, e
non due scelte, che vengono utilizzati a seconda dei casi e
delle convenienze.
Ciò
determina semplicemente un'unica realtà: il disagio verso il
diritto e quindi la sottovalutazione della funzione della
giustizia. Al quale disagio non è detto che non corrisponda il
disagio del diritto e quindi il disagio di chi giustizia è
chiamato ad amministrare.
Viene una domanda: Il trono e l’altare non ci sono più. Lo
abbiamo detto di sopra a proposito della funzione della società
e della politica.
Il
diritto come autorità che regola le relazioni sociali e come
autorità che rappresenta la giustizia, il suo verificarsi ed il
suo sentimento assieme, è sopravvissuta alla secolarizzazione
dello stato e della società ?
La
risposta sembra che debba essere proprio negativa.
Una
sola immagine forse sopravvive dalla notte dei secoli ed ancora
oggi: La rappresentazione della giustizia con la spada e la
bilancia tenuta da una donna bendata. E’ la spada che deve
difendere la bilancia.
Da qualche parte ho letto che Monsieur Le Mercier,
fisiocrate, espose un giorno alcune sue tesi alla zarina
Caterina di Russia la quale, alla fine del colloquio, porse la
mano al suo ospite e disse: “ Sono lieta di avervi visto e vi
auguro buona giornata”.