Ario

il Fondino del 25 Luglio 2013

Ario

“Io non conosco Ario, io non so quel che dice Ario. Io sono contro Ario ! “

Non è una filastrocca, è una delle battute più felici del Ciriaco de Mita oratore in un Congresso importante del suo partito.

E’ la formula rituale che nel medioevo e giornalmente i monaci di un convento recitavano alla fine ed all’inizio della giornata, per dichiarare la loro ortodossia e tenerla al riparo da tentazioni.

Barbara Spinelli su Repubblica di ieri denunciava la idolatria della “stabilità” quale valore politico.

Anzi lo considerava la stabilità un valore negativo e, secondo la storia d’Europa dei primi cinquantanni del novecento, foriero e anticipatore delle “disgrazie della democrazia”.

La tesi ha visibilmente il suo fondamento ed è condivisibile, avendola noi sostenuta tante volte, sopratutto a proposito dell’evocazione che di Weimar fa la situazione attuale. Ed è ovviamente sconcertante.

Quel che non condivisibile è considerare, al medesimo modo, la stabilità quale conseguenza di scelte politiche epocali quali il compromesso storico, in quanto esso non era stato proposto in funzione della stabilità, ma di scelte politiche che presupponevano analisi sociologiche di una società in cammino ed in progressiva evoluzione, malgrado vi si frapponessero opposizioni estreme e brutali quali il terrorismo degli anni di piombo.

Quella proposta politica è altra cosa dalle strumentalizzazioni e dalle pregiudiziali di “Weimar” o dalle accondiscendenze di oggi ad un sistema, obiettivamente, coacervo e crocevia delle peggiori qualità dell’”italico opportunismo”.

La osservazione viene spontanea: una cosa è il tenersi spalla a spalla dei Partiti maggiori per sorreggersi e sopravvivere, altra cosa è rischiare la vita e vivere la sofferenza delle aggressioni violente fino alla crudeltà assoluta.

Effettivamente questa regola che tutto regola, dove tutto si confonde e la politica è ridotta a ricatti bisbigliati quotidianamente, da l’idea di un giocare a “Monopoli”, per suggerire ai cittadini creduloni che le larghe intese siano una scelta  politica.

Per questo non sarebbe incongruo ripetere il rito dei monaci che dichiarano di essere….contro Ario !

Franco Petramala