Il peccato non è gravissimo

il Fondino del 17 Marzo 2013

Il peccato non è gravissimo

Condividi  

Il peccato non è gravissimo: quante volte il cronista ti presenta le cose così come non sono o il testimone come non sono o il politico o il birbante a cui domandi una indicazione per una strada e te ne dice un’altra, o lo stesso processo che finisce in senso opposto al vero per vari motivi, o la burocrazia che si inventa regole che ti presenta irrinuciabili ?

Spessissimo.

E volete che non sia veniale una ricostruzione fatta da impressioni ed elementi apparentemente slegati per spiegare cose di cui viviamo o a cui soggiacciamo nel nostro vivere quotidiano?

Tanti si pongono la domanda: ma come mai hanno eletto papa un Cardinale argentino?

In tutti traspare una sorta di fiducia in ciò che la Chiesa ha fatto in questa occasione ed in tante altre, ma la domanda resta, appassiona, rimane a volte senza risposta e intimiditi dalla enormità dell’evento.

Il Gesuita cardinale Bergoglio, nel precedente Conclave, era stato l’alternativa a Ratzinger, almeno nelle prime tre votazioni. I Cardinali già allora si erano resi conto che gravi problemi agitavano la Chiesa  e tanti nodi erano da sciogliere in ragione di distorsioni nei comportamenti curiali, nei misteri vaticani che rendevano male affidati i destini di intere comunità cristiane.

Il tutto reso ancora più evidente dal disagio procurato dalla aspettativa di una parola di speranza che saliva dai popoli visitati in tutti questi decenni dai Papi succedutisi dopo Giovanni XXIII.

E poi i destini dello IOR, l’ente finanziario fondato da Pio XII ma nel tempo trasformato in una cosa che con la Chiesa c’entrava poco o nulla, malgrado il tentativo dei suoi sostenitori di farlo apparire strumento funzionale alla evangelizzazione ed al mantenimento delle Opere Religiose.

E poi la vicenda della pedofilia, delle vocazioni e quella del decadimento del rigore morale di membri della Chiesa e poi….e poi, e poi l’antimodernismo di reazione al Concilio Vaticano Secondo che si andava affermando sempre di più, e poi il Papa Woitila  degli ultimi anni che, forte del prestigio quale interventore  nelle politiche planetarie a difesa della libertà e contro le ideologie liberticide e minacciose per il cristiano, non aveva sempre curato scelte curiali opportune, comprese alcune nomine che le comunità cristiane male hanno accettato.

Tutto ciò, ed altro ancora ovviamente, naturalmente evitando la citazione delle ultime inchieste giornalistiche che tanto rumore hanno fatto in Italia ed all’estero, hanno indotto - secondo il nostro cronista della cui affidabilità tuttavia è lecito dubitare - il Conclave ad approvare un specie di preambolo politico programmatico: chiunque fosse stato eletto bisognava che mettesse mano al quel decadimento ed a quei fenomeni di tralignamento che relegavano la Chiesa in un ruolo niente affatto positivo e privo di quello slancio carismatico dai tempi di Giovanni XXIII e proprio dal Vaticano Secondo.

La maggiore ponderazione di Ratzinger fece individuare in lui chi avrebbe potuto intervenire con maggiore probabilità di successo.

Naturalmente, sostenendo il preambolo che l’azione riformatrice avrebbe dovuto svolgersi in non lunghissimo tempo, come “la vita di un Papa”, ma in alcuni anni , essendo urgente.

Ratzinger, convinto della bontà del Preambolo e ispirato dalle sue stesse prerogative di conoscitore delle cose romane e curiali più di ogni altro, rigoroso e pensatore attento, ha tentato !!.

Si è reso conto però che sarebbe stato difficile per lui riuscire nell’intento per vari motivi e con onestà ha tenuto fede ai contenuti di quel preambolo ed alle condizioni dello steso e si è dimesso, malgrado la rarità di un simile gesto nella storia del Cristianesimo.

La credibilità di questo papa sarà incentrata tutta nel perseguire i medesimi obiettivi di Benedetto XVI ma con le ispirazioni a lui più consone di pastore dedito alla carità ed alla comprensione del mondo in funzione della salvezza di esso e dell’uomo.

Insomma una aspettativa “diversa” di un Gesuita che assume il nome di Francesco, il nome del poverello di Assisi.

 Ma oggi abbiamo anche assistito alla elezione dei Presidenti di camera e Senato.

Soddisfatto della elezione del Presidente alla Camera, quello stesso cronista di cui abbiamo succintamente riassunto il racconto, senza assumersi responsabilità sulla sua attendibilità, ci ha spiegato così la cosiddetta spaccatura dei Grilini che avrebbero votato, in 20 su una cinquantina il candidato del centro sinistra, Grasso.

Il PdL si è dato alla isterica reazione degli esclusi e, facendo i moralisti, hanno rimproverato i Grillini di incoerenza.

Troppo semplice la spiegazione del loro disappunto.

Ed allora ci ha soccorso ancora il cronista, di cui è sempre lecito dubitare !

Dunque I Grillini non volevano intervenire nelle decisioni altrui.

Ma Monti era stato pressato da Berlusconi ed era risentito per la reazione di Napolitano davanti ad una sua investitura a seconda carica dello Stato. A Monti erano stati chiesti i suoi 18 voti per Schifani.

I Grillini, la cui riunione era stata organizzata contemporaneamente a quella dei Montiani, avranno pensato: noi voteremo scheda bianca e i berlusconiani, approfittando della nostra scelta neutrale si procureranno i voti da Monti per fare prevalere Schifani.

Ergo l’atteggiamento neutrale avrebbe favorito il PdL e la Lega.

Cosa pensa Grillo? Devo riportare, in sicurezza i rapporti di forza tra i due schieramenti. Ergo non resta che votare, in 20 solamente il Grasso, così nel caso i 18 voti di Monti andassero effettivamente a Schifani, l’operazione  sarebbe andata a buca.

E così è stato. I Montiani, accortisi della vigilanza di grillo sono stati costretti alla scheda bianca, per non farsi scoprire.

Ho l’impressione che stavolta il nostro cronista ci abbia azzeccato !


Franco Petramala