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il Fondino del 14 Marzo 2013
Jorge Mario Bergoglio
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A me questo Papa è piaciuto. Apparso
dalla loggia di San Pietro ha mostrato la sua esigenza di
spiritualità invitando ad un momento di preghiera
collettiva, ha mostrato spontaneità ma nello stesso tempo
capacità di comunicare semplice ed esplicito.
Non ho avvertito particolare suggestione e
lo stesso idioma di Bergoglio ha un suono dolce che prende.
Suggestione invece era quella sentita per
la elezione di Papa Giovanni, immediato invadente con la sua
umanità che espandeva confidenza e suggeriva consapevolezza,
dai modi di grande simpatia; anche per la elezione di
Papa Giovanni Paolo Primo, l’uomo venuto da oltre cortina, il
Papa preconizzato in un altrettanto suggestivo film del 1968 ed
eletto dal Conclave dieci anni dopo.
Certo non posso tacere le connessioni degli
elementi che ci sono in questa scelta sorprendente.
Sudamericano, privo di sembianze secolari,
religiosità mistica ma senza turbamenti, proviene da una scuola
di pensiero in
equilibrio fra teologia della liberazione di carattere
sudamericano, testimoniata dal salvadoregno
Monsignor Oscar Romero martirizzato il 24 marzo 1980, e
la tentazione di ritrarsi davanti ai terribili problemi sociali
del sudamerica povero, incline ad onorare la dedizione alla
consolazione dei diseredati.
Ed Egli è Gesuita, della famiglia di
quell’Ordine che da sempre ha tentato una sovrapposizione unica
della evangelizzazione sulla organizzazione del sociale.
Più che all’avventura dei Gesuiti del
Paraguay penso al loro programma attuale e recente, di cui per
caso venni a conoscenza circa 25 anni fa, di spostare importanti
iniziative pastorali e di promozione di attività sociali proprio
in Sudamerica.
Mi piace comunque pensare alla
considerazione che essi hanno avuto per il Sudamerica, peraltro
da tutta
Forse emoziona decisamente l’assunzione del
nome Francesco, che evoca un cammino umano unico e tuttavia
trasmissibile e la diretta contaminazione di uomo e natura.
Nome da nessun altro papa scelto perché
forse troppo pregno di significati, in qualche modo rischioso,
impegnativo e in fine da sempre troppo oggetto di diffidenze
nella Chiesa stessa,
comunque troppo poco vissuto nel suo intimo significato;
Bergoglio lo ha assunto perché probabilmente è un segnale che la
sua gente sudamericana comprende ed è comprensibile dai nuovi
mondi dell’est e del sud di Roma. i cui cittadini al nome
sorridono perché ci vedono la luce della speranza.
Non so valutare la dimensione di quel che
ho, anche, fuggevolmente riflettuto, ma non immaginavo che un
Gesuita, la cui dottrina pochi comprendono ma molti seguono o
vorrebbero seguire, potesse assumere il nome dell’uomo la cui
santità tutti gli uomini comprendono pur se pochi seguono.
Franco Petramala