I
Dieci Comandamenti si imparavano a memoria. A scuola, al
catechismo, così me li facevano imparare, a memoria!
Solamente dopo mi spiegavano cosa significassero, anche
se non ci voleva molto per capirli perfettamente, forse dal
suono della parola, forse dal tono dei precetti, avevo capito
tutto. E, se ricordo bene, senza neanche impararli a memoria !
Alzi la mano chi oggi, da adulto, li fa imparare a
memoria o li spiega ai figli o ai nipoti. E non perchè li
abbiamo dimenticati, ci vorrebbe poco a ripassarseli, ma perché
non e la sentiamo di spiegarli. Come si dice, non ci troviamo a
farlo !
Chi ha inventato la Bussola? in terza elementaremi facevano ripetere: Flavio Gioia
d’Amalfi nel 1200 circa. Ho verificato di recente su Wikipedia:
era vero ! Ma oggi la Bussola non si consulta più se non quella
elaborata dal computer di bordo del natante o dell’automobile.
Come le operazioni aritmetiche, che a farle oggi si
fatica come se dovessimo risolvere i problemini difficili di
quando, da piccoli, si doveva calcolare la distanza fra la casa
della nonna e la propria considerando la velocità del cavallo e
del mulo. Ci sembravano indicazioni incommensurabili e poco
attendibili e per tanti aspetti lo erano !
E la Tabellina pitagorica? Due per due quattro, cinque
per otto quaranta, sei per otto quarantotto e, con l’aggiunta di
otto, sette per otto cinquantasei. Sicuramente il prodotto più
difficile da ricordare e nessuno lo ha mai saputo spiegare.
Delle divisioni amano neppure a parlarne !
E poi “Ei fu siccome immobile ……
Splendida poesia facile da ricordare, infinitamente
quella che più amavo perché mi esaltava parlare di Napoleone.
I sette Re di Roma: Romolo, Numa Pompilio,Tullio
Ostilio,
Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il
Superbo. Non ne sbagliavo uno, anche se a volte la confusione
c’era fra Tullo Ostilio e Servio Tullio, ,,,,ricordate?
Mi era noto e ripetevo senza tentennamenti cosa
producessero l’Isola d’Elba e le Saline di Lungro, le cave della
Sicilia e le miniere della Sardegna, a Burano i merletti a
Murano il vetro, i soffioni boraciferi a Lardarello e la pesca
del tonno con le tonnare in Sicilia e quella del pesce spada a
Palmi, l’uva e l’olio della Puglia e la pasta del Molise; tutto
ricordo anche perché oggi poco è rimasto della Cortemaggiore che
già aveva modificato la tradizione produttiva della zona. E
tutto questo imparato a memoria.
Ed i verbi; i verbi che la mia prozia mi faceva ripetere
al braciere dopo aver giocato tutto il giorno; ….vieni Francu,
vieni, che ripetiamo i verbi !!
Ed io per non dispiacerle mi accucciavo e ripetevo,
ricominciando daccapo, di santa pazienza,se sbagliavo. Pero era un momento
dolcissimo della giornatae anzi mi attirava quella intimità fatta
di cantilene, quelle dei verbi che sembrava zompettassero dal
presente indicativo a quello prossimo, al difficile futuro
anteriore.
Confesso che ancora ho terrore di sbagliare il
congiuntivo e sempre, sempre, quando mi scappa, non penso
proprio alla nenia del ripetere ma alla dolcezza di quello
sguardo severo ed indulgente che mi avvertiva dell’errore.
Dopo ne ho imparate tantissime di cose, quasi nessuna a
memoria, ma tantissime ne ho anche dimenticate.
Con quelle imparate a memoria non ho bisogno di nulla
per ripassare con nostalgia la mia vita da ragazzino.