E’ chi la vive che, ogni tanto, lo
smarrisce, quando va bene temporaneamente.
I contrari ed i simili non sono luoghi
comuni, sono verità intatte e spesso infette.
Le assonanze, discussioni andate a male; e
le verità sono parole buttate fra gli sterpi per non farle
facilmente ritrovare.
Si andava raccontando di tutto questo,
mentre il sentiero si allargava e man mano che si procedeva,
dietro di me qualcuno prendeva a calci un sassolino, che di
rumore non
facendone, mi ricordava però ben distinto il sassolino sospinto
dalla punta acuminata della scarpa di Don Abbondio.
Chissà, era un invito alla riflessione
oppure un prender tempo in attesa che la concentrazione per quel
luogo ameno che è la vita, avesse disegnato un piccolo volume di
fumo, appena appena appariscente come segnale di intelligenza.
A cosa serva l’acuta introspezione di un
anima inquieta, in pochi lo immaginano.
A cosa serva la incosciente esposizione di
una tronfia personalità, tutti lo sanno.
Le parole ! che effetto che fanno se
sapientemente messe !!. Per esempio, spuntando da Sartre: tutti
i bambini hanno un genio, tranne …....(mettete voi il nome di
persona, non avrete difficoltà !).
E se mettessimo al posto delle parole la
musica?
Meglio se con le parole la musica; ha
ragione chi ritiene che la vita sia un film senza la musica.
In solitudine esploravo, anni fa, l’Irlanda
della fantasmagorica costa sudorientale, di colore smeraldo
quando c’è il sole del mattino; seguii
le indicazioni di una guida turistica per rintracciare unvecchio castello sul mare, diroccato, vestigia splendide
della lotta degli Irlandesi contro inglesi e contro portoghesi,
i quali ultimi, approfittavano del conflitto con l’Inghilterra e
del tradimento e delle lotte intestine fra gli stessi baroni
irlandesi.
Ero vicino ad una baia con le spiaggette
dai riflessi d’oro. E dava rilievo al cielo terso ed azzurro
d’Irlanda, il maniero diroccato.
Avrei voluto che ci fosse la musica, tanta
era l’armonia delle forme e dei colori di quell’orizzonte
neanche tanto lontano; potevo sentire perfino il frusciare delle
vesti delle dame e il battere del fabbro a temperare una spada,
il cicaleccio delle popolane, l’orgoglio delle guardie
alabardate e i colloqui scarni e quasi bisbigliati dei potenti
nel chiuso delle segrete del castello; lo vedevo diroccato, ma
nel mio immaginario era fiorente e perfetto, costruito armonioso
e minaccioso insieme.
Fu in quel momento che mi venne di
filmarlo, contemporaneamente leggendo la sua storia e
raccontandola succintamente al microfono della stessa cinepresa.
“e quindi si verificarono una serie di
conflitti e tradimenti di tutti contro tutti, inglesi contro
irlandesi naturalmente, di irlandesi contro gli alleati
portoghesi e di questi ultimi contro baroni irlandesi fedeli
alla causa della indipendenza del loro paese, ma ostili ai
baroni irlandesi traditori della causa. C’erano tutti e c’era
fra i grandi traditori anche Francesco …….”.
Ma chi era questo Francesco o Francisco ?
dal nome sembrava un
portoghese: improbabile.
Dalla vicenda che raccontavo sembrava
proprio un reprobo fra i reprobi, vile traditore che non si
nascondeva, anzi faceva di tutto perché venisse notato come
protagonista dell’intrigo senza fine.
Non poteva essere un inglese perché, pur
avendone tutta la tracotanza e la sicumera,non si capiva bene in quale contesto ordisse nella
segreta.
Poteva essere irlandese, quello sì, dal
nome importato e deformato, discendente di qualche prelato
latino, avventuratosi in quelle terre al tempo della prima
evangelizzazione.
Sta di fatto che il racconto, ripetuto
leggendo l’appunto della guida turistica, lo dipingeva come un
impunito traditore, intrigante maldicente e privo del benché
minimo senso della discrezione, generato da una cultura di
degenerazione tanto consolidata da poterlo evocare come simbolo
del tradimento per tutto il tempo della lotta spietata e
cruenta, fatta di atti terroristici e repressioni feroci,
aggressioni dei potenti e disperazione dei popoli.
Ritornai in Italia ed una sera mostrai le
mie riprese agli amici attenti al filmato.
Infine il parlato raccontò le vicende del
castello ed ascoltarono la storia del tradimento; sobbalzarono
allorchè l’audio riferiva il nome di quel “supposto” irlandese
traditore fra i traditori. Sobbalzarono semplicemente perché non
si aspettavano quel nome e soprattutto perché il Francesco o
Francisco era fra di loro.
Egli ammutolito, ritenendo chissà che lo
speaker nominasse davvero lui, disse: ma io non c’entro.
Va bene, non c’entri…..pero è quel che lo
speaker sostiene.
La reazione fu di quelle per le quali un
dubbio lo lasciava perché quella citazione veniva addirittura
dall’Irlanda; qualcosa doveva esserci….. specialmente un senso
di colpa, pur sapendo bene che di un irlandese non fosse
discendente !