Il Sud va alla deriva, la Calabria c'è già
Dal rapporto Istat ai tagli alle imprese Calabresi
L’Italia è un Paese diseguale.La Calabria è più disegualedegli altri.
L’ultimo rapporto Istat lo fotografa
sottolineandoche lo storico divario tra il
Nord e il Sud in termini di
disponibilità, efficienza e efficacia dei servizi
pubblici fondamentali negli
ultimi anni si è accentuato.In altre parole,lacontrazione dei flussi finanziari
da parte dello Stato – spiega il
resoconto Istat-
verso le Regioni e gli Enti locali, imposte dalla
politica economica del rigore, rischia (per essere
cauti!) di mandare alla deriva il Meridione d’Italia.
La Calabria alla deriva c’è già.
Lo confermano glistessi dati Istat dai quali si
apprende -per esempio-che la spesa sociale,in calo al Sud egià più bassa rispetto al resto
del Paese, in Calabria tocca i livelli minimi(26 euro a persona)controlamediaannuale dei comuniche, invece, ammonta a 116 euro
per persona earriva aun massimo di 295 euro nella
provincia autonoma di Trento.
In pratica i poveridel Sud e, in particolare, i
poveri della Calabria sono poveri il doppio. Eppure
italiani come quelli di Trento. O forse no?
Il fatto è che – spiega sempre l’Istat – Solo
le amministrazioni dei territori
più ricchi riesconoa compensare i tagli con risorse
proprie, in modo da mantenere gli standard di erogazione
dei servizi. Dunque … piove sul bagnato!
Ma l’Italia è una, unica e indivisibile ela legge dello Stato intervienealivellaredisomogeneitàediseguaglianza.O almenoquesto si aspetterebbe un
cittadino italiano.Invece di recente, tra i
provvedimentiapprovati dal Governo Monti e
rimbalzati sulle prime pagine di grandi giornalifigura un pacchetto pensato per
sbloccare i pagamenti da
parte della pubblica amministrazione per le imprese.
I quattro decreti approvati dal Governodovrebbero , in effetti,
consentire di avviare il recupero da parte delle aziende
di circa 20 – 30 miliardi di crediti.
Un toccasana per gli imprenditori spesso strozzatiproprio dai crediti e non dai
debiti e per dare respiro a un tessuto economico, quello
dell’intero Paese, sofferente.
Eppure anche in questo caso alcune regioni sono più
uguali di altre.
E lo sviluppo che è per molti non è per tutti.
Intanto non sembra per la Calabria le cui
imprese - a differenza di quellilombarde- rischiano di non poter beneficiare della possibilità diriscuoterecelermente i pagamenti dovuti
dallapubblica amministrazione.
Forse che gli imprenditori cosentini o
catanzaresi o reggini sono meno italiani di quelli
milanesi?
La ragionedi un tanto diseguale
provvedimento sarebbe tuttada imputare al cosiddetto Piano
di Rientro.E quindi ai disavanzi che la
Calabria e anchealtreregioni come Campania, Lazio e
Sicilia, hannomaturatonel settore sanitario.
Lo Stato, però, per questa volta sembrerebbefare ammenda e assicuraequità al secondo turno,
presentando un emendamento ai suoi stessi provvedimenti.
Tra le proposte di modifica del provvedimento
compare la possibilitàdi allargare la certificazione
del credito anchealle regioni sottoposte a Piano
di Rientro.
Dunque siamo di nuovotuttiitaliani! Tutti uguali. Solo chealcuni sono
un po’ più uguali degli altri.