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il Fondino del 31 Agosto 2012
Il padre di Boccaccio
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Boccaccio, il padre era un ricco mercante bancario
di Certaldo; Francesco di
Assisi figlio del ricchissimo mercante di tessuti,
Petrarca figlio di ricco notaro, il padre di Alighieri agiato compsor ovvero
cambiavalute, il padre di
Cecco Angiolieri era un ricco banchiere.
Mi è venuta la curiosità di verificare le professioni dei padri e
la loro estrazione sociale. Non so dire il perché, ma il quesito
di curiosità è emerso improvvisamente e le notizie hanno
confermato il sospetto.
Non mi sarei mai immaginato che così fosse. Forse perché la
grandezza dei personaggi e la loro notorietà ha offuscato tutto
il resto e la nebbiolina della dissolvenza ha ammantato
ascendenze, familiarità e contesti sociali.
Ma adesso sono consapevole che quei personaggi che hanno segnato
la cultura del paese italiano, che il loro genio, è nato negli
agi e non nella povertà e neanche nella normalità; e pensare che
da sempre mi ha suggestionato la figura del giovane
Antonio Ludovico Muratori
che dopo 3 secoli dagli illustri toscani, apprendeva scampoli di
letteratura, ascoltando qualcuno che studiava nel maniero,
mentre egli vegliava pascendo le pecore.
Carlo Marx, filosofo ma certamente senza un padre ricco, avrebbe
potuto pubblicare il “Manifesto del Partito Comunista” senza il
sostegno finanziario dell’amico Friedrick Engels, intellettuale
dedito alla filosofia Hegeliana ma ricco ? Chissà !!
Va a finire che c’è del vero quando si afferma che la cultura è
stata una conquista della democrazia moderna, che in Italia la
scuola è stata istituita in modo universalistico
soltanto nel 1962, che la Università è stata accessibile
a tutti dal 1969.
Detto questo però non è dimostrabile che il bene cultura abbia
avuto effetti universalistici ed abbia attinto tutte le classi e
tutto il territorio nazionale.
Così come non è vero che le classi dirigenti “democraticamente
allevati” e culturalmente fruitrici della cultura per tutti
abbia messo a frutto ciò che lo Stato democratico offriva ed
offre.
Basta dare uno sguardo in giro.
Può dirsi allora che solamente le elites continuano oggi in
Italia produrre genialità?
che le classi meno abbienti rimarranno subalterne e che
esse saranno al massimo ricompensate da qualche momento o ruolo
rappresentativo, cascame dei meccanismi della democrazia
formale, in contesti a rischio, come l’attuale?
C’è un pericolo grande che si aggira ancora una volta per
l’Europa e soprattutto per l’Italia.
Certamente la sapienza si può comprare o averla in comodato, la
volontà no !
E la volontà in democrazia è espressa dalle dinamiche
parlamentari e politiche; si potrebbe così verificare che il
livello della politica e della incompetenza appalti la sapienza.
Una politica cioè che si avvalga della intellighenzia o che la
tenga in comodato.
Quanto di meno democratico e liberale si possa immaginare,
rassomigliando molto a come era organizzato il poter nella ex
Unione Sovietica. Un altro degli elementi non adeguatamente
approfonditi e insediatosi nella malintesa cultura politica
attuale dopo la caduta del Muro di Berlino.
Questa è patologia a carico del corpo sociale, con gravi conseguenze degenerative.
Franco Petramala