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il Fondino del 31 Luglio 2012
Il Capo dello Stato e L'Acciaierie di Taranto
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Il capo dello Stato ha investito la Corte Costituzionale in
merito all'uso delle intercettazione della procura
siciliana.
Spetta al Presidente della Repubblica stabilire di andare alle
elezioni anticipate.
Due titoli
del
Corriere della Sera di oggi.
Due esigenze espresse dal Presidente della Repubblica, due
necessità istituzionali, due affermazioni non di principio ma di
richiamo a norme costituzionali ed ordinarie dalla cui
applicazione dipende la conferma del profilo del Presidente
della Repubblica secondo la Costituzione Italiana.
Se la pura opportunità è fuori dal quadro delle esternazioni di
Napolitano, possiamo ben dedurre che il sistema politico
costituzionale italiano sta saltando e i richiami del Presidente
della Repubblica sono il campanello d’allarme, la prevedibile
drammatizzazione,
il
rischio che la situazione politica diventi ingovernabile a
fronte di regole non più indiscusse ed indiscutibili.
D’accordo, è un ragionamento di chi preferisce difendere questa
Costituzione, tuttavia non può non osservarsi che fa paura
ammettere la necessità di intervenire in chiave riformistica.
Il progresso e il rinnovamento fanno brillare di ingegno e di
prospettiva la storia delle cose degli uomini, non sempre però;
tuttavia nel nostro caso vi sono accenni ben evidenti di
tendenza alla
iconoclastia,
che denuncia abbastanza chiaramente la voglia di altro e non si
sa di cosa.
Perchè
questa
indistinzione delle volontà?
Si potrebbe dare valore a chi sostiene che lo stato di diritto è
ormai al limitar della sua fine. In tal caso però il governo
dello stato non può essere concesso a chiunque provi a poterlo
ereditare, con soldi, con eserciti, con la cospirazione tribale
o con l’uso della violenza sotto qualsiasi forma.
Come sostiene Luigi Paladin e Mario Libertini, così come citati
dalla professoressa Terersa Serra nel suo volume “Il disagio del
diritto”, quella affermazione non può che avere il significato
che è la società a dovere riprendere la direzione dello Stato
per ricreare una organizzazione che risponda alle sue esigenze
di partecipazione e di protagonismo assoluto ed indefettibile,
anche sul fronte della giustizia che nella crisi dell’equilibrio
dei poteri diverrebbe
l’arma
più efficace dei
predoni.
In sintesi non è lo stato di diritto che è del tutto finito; vi
è piuttosto la esigenza di recuperare gli elementi dello stato
di diritto che costituiscono la precondizione affinchè il potere
politico non divenga strumento di divisione della società e di
prevaricazione nei confronti di interessi deboli o dei deboli
che non sanno più difendere i loro stessi interessi.
Insomma, perché i lavoratori non sono stati in grado di
rappresentare
drammaticamente il rischio di chiusura del Centro Siderurgico di
Taranto?
E perché le Autorità competenti non sono intervenuti prima a
salvaguardia della salute dei cittadini?
Chi ha mancato a questi obblighi? Chi doveva, cosa aspettava ad
intervenire?
Se non si proverà a rispondersi a queste domande, a prescindere
dalle procedure e dai modi della giustificazione, a prescindere
dalle sedi e dalle osservazioni inutilmente salomoniche e di
quelle irritanti perché retoriche, veramente c’è il rischio che
lo Stato di diritto salti.
Franco Petramala