Oggi ho
cercatofra gli editoriali del
Corriere della Sera l’articolo di Giuseppe De Rita dal titolo
“l’antica voglia di far da sé – i Soggetti invisibili dello
sviluppo” pubblicato il 28 aprile, ma tutti gli editoriali del
mese ci sono, anche quello di due giorni fa anche quello di
ieri.
L’ho cercato perché avrei voluto rileggerlo ed infine l’ho
trovato. Chissà perché non compare fra gli editoriali.
L’articolo di De Rita metteva in discussione ciò che è dato per
scontato: sosteneva che un giorno o l’altro dovremmo uscire
dalla situazione di crisi e per uscirne è inutile aspettarsi
l’intervento “salvifico” delle banche e del sistema finanziario;
sarebbe come scappare dalle fiamme buttandosi all’inferno. Anzi
egli era più esplicito: è sicuro che (…) non saranno i
protagonisti attivi del nostro sviluppo. Magari lo saranno del
nostro impoverimento”.
Sosteneva invece De Rita che per uscire dalla crisi bisognasse
tornare a dare allo Stato un ruolo, un intervento in
economia....seppure marginale; con una certa dose di timidezza,
e in qualche modo corrispondendo a quel che Galbraith Jr ha
sostenuto circa due mesi fa.
C’è un clima di sospetto in giro e si teme che si possa rompere
il ghiaccio, rompendosi l’accerchiamento che gli equilibri
supernazionali assegnano alla finanza.
Mi viene un mente quel che senza prudenza dissi nel 2003 ad un
illustre Professore universitario:saremmo andati verso il declino in Italia se non avessimo
riattivato una funzione dello Stato,
complementare alle
attività economiche e produttive, in un paese come l’Italia, che
sul bipolare sistema pubblico-privato anche in economia aveva
fondato le chances dello sviluppo,
traendone il vantaggio
noto.
Anzi in una regione come la Calabria, che non si regge in piedi,
malgrado gli sforzi, come il cucciolo di daino sulle gambe
malferme, che non riescea crescere, è inutile continuare a proporre
programmi di
industrializzazione di qualunque settore; l’esito continuerebbe
ad essere disastroso e alcune volte fonte di occasioni di truffee di inevitabili azioni fallimentari.
Come si ritiene che si possa intervenire per rafforzare le
opportunità di impresain un sistema che non conosce i mercati, che non è in
grado di aggiornare né relazioni commerciali né know how di
produzione né aggiornamento di personale, tanto meno di capacità
di utilizzare strumenti finanziari adeguati.
Sicchè proponevo per certi settori almeno, quelli della
trasformazione dei prodotti agricoli e quello del turismo, la
creazione di organismi di trading a struttura mista.
Apriti cielo, avevo osato contraddire la filosofia europea,
credo che il mio interlocutore vaneggiasse della
sussidiarietà….argomento ragionevolmente fuori luogo.
Ma innocente come ero, ho detto che ero europeista ma che
l’Europa e le sue scelte sono state dall’inizio oggetto di
negoziato e che non mi sembrava un negare l’Europa rivendicare
un aggiustamento rispetto alle politiche prevalse nei trattati.
Che brutto difetto ricadere nei sonni dogmatici. Hyeronymus