il Fondino del 30 aprile 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi ho cercato fra gli editoriali del Corriere della Sera l’articolo di Giuseppe De Rita dal titolo “l’antica voglia di far da sé – i Soggetti invisibili dello sviluppo” pubblicato il 28 aprile, ma tutti gli editoriali del mese ci sono, anche quello di due giorni fa anche quello di ieri.
L’ho cercato perché avrei voluto rileggerlo ed infine l’ho trovato. Chissà perché non compare fra gli editoriali.
L’articolo di De Rita metteva in discussione ciò che è dato per scontato: sosteneva che un giorno o l’altro dovremmo uscire dalla situazione di crisi e per uscirne è inutile aspettarsi l’intervento “salvifico” delle banche e del sistema finanziario; sarebbe come scappare dalle fiamme buttandosi all’inferno. Anzi egli era più esplicito: è sicuro che (…) non saranno i protagonisti attivi del nostro sviluppo. Magari lo saranno del nostro impoverimento”.
Sosteneva invece De Rita che per uscire dalla crisi bisognasse tornare a dare allo Stato un ruolo, un intervento in economia....seppure marginale; con una certa dose di timidezza, e in qualche modo corrispondendo a quel che Galbraith Jr ha sostenuto circa due mesi fa.
C’è un clima di sospetto in giro e si teme che si possa rompere il ghiaccio, rompendosi l’accerchiamento che gli equilibri supernazionali assegnano alla  finanza.
Mi viene un mente quel che senza prudenza dissi nel 2003 ad un illustre Professore universitario:  saremmo andati verso il declino in Italia se non avessimo riattivato una funzione dello Stato,  complementare alle attività economiche e produttive, in un paese come l’Italia, che sul bipolare sistema pubblico-privato anche in economia aveva fondato le chances dello sviluppo,  traendone il vantaggio noto.
Anzi in una regione come la Calabria, che non si regge in piedi, malgrado gli sforzi, come il cucciolo di daino sulle gambe malferme, che non riesce  a crescere, è inutile continuare a proporre  programmi di industrializzazione di qualunque settore; l’esito continuerebbe ad essere disastroso e alcune volte fonte di occasioni di truffe  e di inevitabili azioni fallimentari.
Come si ritiene che si possa intervenire per rafforzare le opportunità di impresa  in un sistema che non conosce i mercati, che non è in grado di aggiornare né relazioni commerciali né know how di produzione né aggiornamento di personale, tanto meno di capacità di utilizzare strumenti finanziari adeguati.
Sicchè proponevo per certi settori almeno, quelli della trasformazione dei prodotti agricoli e quello del turismo, la creazione di organismi di trading a struttura mista.
Apriti cielo, avevo osato contraddire la filosofia europea, credo che il mio interlocutore vaneggiasse della sussidiarietà….argomento ragionevolmente fuori luogo.
Ma innocente come ero, ho detto che ero europeista ma che l’Europa e le sue scelte sono state dall’inizio oggetto di negoziato e che non mi sembrava un negare l’Europa rivendicare un aggiustamento rispetto alle politiche prevalse nei trattati.
Che brutto difetto ricadere nei sonni dogmatici.     
Hyeronymus