Vergogna

il Fondino del 27 Ottobre 2012

Vergogna

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La vergogna una volta stava insieme alla povertà ed all’onestà (cito a memoria Umberto Eco ).

Un poco come “non vedo” “non sento” “non parlo” delle scimmiette sagge giapponesi.

Il  povero aveva vergogna e chi non è onesto non ne ha.

L’onesto di solito ha vergogna  e di solito chi è onesto diventa povero.

E’ un sistema “triarchico” che potrebbe funzionare per qualche teoria divinatoria. Ma in effetti somiglia ad una filosofia della saggezza come quella dei vicoli di Napoli, attorno alla quale si svolge come davanti un vecchio braciere, la giornata del popolo che non cambia, in quella città con l’aspetto e le voci alcune  volte accorate o pietistiche, e …..poi dove lo trovi un popolo più ricco ma sempre uguale a sé stesso?  o’ farmacista  o signore o barune, o studente o cappellaio o’ surdato o’ pprieviti l’aggiusta bicicletta, o’ pizzaiolo, l’ostricaro fisico, il mestiere più affascinante di tutti ed il più misterioso, epperò tutti quei personaggi che Eduardo ha interpretato o che noi pensiamo abbia dato loro presenza nel suo recitare maestro; e sì, la scena della vita se l’erano presa di già.

Del Film “L’Oro di Napoli” più che la pernacchia ricordo  o’ barune, bombetta, bastone di bambù, attillato nel bel capotto con il collo d’astrakan la caramella stretta sotto l’arcata per apparire più arcigno e quindi importante, bello, sì bello e antipatico, furtivamente svicolando per sfuggire alla pernacchia, almeno  così sperava !

Una domanda ! il popolo addormentato può avere vergogna?

Come tutti i grandi principi etici e le categorie psicologiche e le ripartizioni ideologiche e le pulsioni esistenziali, tutte locuzioni per impressionare chi legge, hanno sempre tre piani di confronto e di vita propria.

Sartre soleva dire: l’ebreo è ebreo tre volte. Lo chiamano ebreo, si comporta da ebreo, è ebreo.

E’  lo stesso Sartre che argomenta sulla vergogna: si ha vergogna sempre di qualche cosa; egli vede questo qualcosa come l’essere l'io stesso; che si riferisce al per sé quando giunge la coscienza.

Il sottile gusto dell’intelligenza del filosofo esistenzialista invoglia a riflettere.

Dunque la vergogna ( di qualcosa ) conduce ad una identità ( l’io stesso ) e prende coscienza di sé ( e per sé ).

La vergogna è una fonte immensa di identità: se la si smarrisce, sentendo vergogna si ritroverà l’identità.

Ma adesso voglio domandarmi: il popolo addormentato non si vergogna? E perché dovrebbe? Se è addormentato non può sentir vergogna  e se non sente vergogna non può avere identità e quindi a maggior ragione non lo sostiene la coscienza.

Si fa un bel dire: facciamo leggi anticorruzione, regolamentiamo l’uso del denaro pubblico per pubbliche funzioni, rendiamo più virtuosi i partiti, più etica nella pubblica amministrazione ed in Parlamento, meno occasioni di rubare ovunque, nelle gare pubbliche d’appalto, negli affari privati, al supermercato, sui materiali da costruzione, nei grandi commerci internazionali per vendita di armi navi e cocaina, al supermercato.

Macchè. Tentativi vani: non sono necessarie né leggi né partititi per dare una identità. Né predicatori né istituzioni, né riduzione all’impotenza dei gabellieri, né dei furbi da strapazzo.

Basta vergognarsi !

Non è un sentimento morale: detta così diventa la Legge civile !!!!!

 Franco Petramala