Chi Siamo?

il Fondino del 27 Giugno 2012

Chi siamo?

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Il prossimo vertice europeo del 28 e 29 giugno sembra segnare una data epocale; di qua la crisi, di là la soluzione della crisi o la dissoluzione dell’Europa.

Ma l’opinione pubblica questa solennità non la vive, almeno in Italia, e crediamo anche negli altri paesi.

Si avverte invece che il vertice è una opportunità per i partiti italiani in vista del loro tentativo di riarmo e di riposizionamento per affrontare le elezioni a novembre o a aprile: un poco di distrazione della opinione pubblica allenta la tensione nei loro confronti, ma questo contemporaneamente affloscia la virtù democratica e quindi la possibilita' della rinascita della politica.

Gli esiti li vedremo a breve.

Intanto la Merkel si sbraccia e rincara la dose rispetto a ieri:“finchè vivrò non ci sarà un debito europeo a sostituire i debiti nazionali e quindi niente Euro bond”. Così la Cancelliera allontanerebbe l’assedio di Francia e Italia e Spagna e soprattutto degli Stati uniti, per indurla a cedere su una politica di espansione degli investimenti per uscire da una recessione ogni giorno più pericolosa e defogliante.

È chiaro ormai che le operazioni di speculazione finanziaria che stanno portando tanti investimenti mobiliari in Germania non avrà termine se non quando il rischio di quest’ultima di essere coinvolta in una crisi monetaria, sarà ridottissimo e questo non avverrà prima di dicembre ed in vista delle elezioni tedesche.

I partiti italiani intanto si disinteressano dei temi economici e sociali, del lavoro  e delle riforme di governo della economia, delegando tutto a Monti, per cui le “fiducie” in parlamento sono di fatto auspicate da partiti stessi.

E nemmeno si decidono a fare la nuova legge elettorale, non promuovono la ristrutturazione dello Stato e non si impegnano nella revisione del costume della politica che serva di esempio per il paese, all’evidenza, in profonda crisi di identità.

 Ciascun Italiano non è più sicuro del prestigio e della efficacia delle funzione della scuola, del fisco, dello Stato e delle Istituzioni, dei Comuni in profonda crisi finanziaria, seppure gli Enti con maggiore vicinanza al cittadino, delle Regioni in stato confusionale e dei gestori di servizi essenziali; la loro familiarità con la vita quotidiana si dirada sempre di più e la impopolarità di tutti aumenta a dismisura.

Non riesco a sostenere se oggi in un paese in crisi economica automaticamente vanno in crisi le istituzioni o se le istituzioni e la loro credibilità, determinano la crisi economica.

Le connessioni sono tali che è difficile stabilirlo. Non è difficile invece stabilire che ormai il messaggio assolutamente necessario debba essere diretto senza la copertura di gratuiti richiami a chi per la nostra democrazia e la nostra libertà  ha sacrificato anche la vita.

Dietro questi atteggiamenti persistono parassiti e gabellieri che nell’immobilismo del sistema e nella sua caratteristica acquiescenza alla non qualità, rendono quanto mai attuale la distanza fra il gattopardesco ”deve cambiare tutto perché nulla cambi” con quello più modesto e “povero” del “non cambi nulla tanto è inutile”. Tragicamente un annuncio di morte ed  un ennesimo approdo per il parassitismo.

Tutti proprio tutti possono concludere allo stesso modo; la crisi sta proprio nella assenza delle condizioni del dopo, nella sensazione che tutto rimarrà come prima; intollerabile che la ritualità del richiamo a forti e chiare figure politiche, di fatto ed al di là delle intenzioni, nasconda la nequizia di comportamenti scorrettissimi; le morti violente e i sacrifici di giudici coraggiosi e dalla professionalità indiscutibile non possono di per sé donare la fiducia incondizionata alla magistratura copertura peraltro anch’essa assediata dal decadimento del Paese.

Un sindacato acquiescente e a volte sfidante a volte sonnacchioso a volte nascosto dietro il sipario per spiar i fatti e poterli poi descrivere come accaduto per loro merito.

Franco Petramala