Faticosamente ma finalmente ci si avviava all’accordo su
una legge elettorale che superasse il “Porcellum” e
desse la possibilità di individuare nel voto un atto di
democrazia.
E
tutto congiurava per la scelta dell’uninominale con
ballottaggio.
Improvvisamente come nelle migliori tradizioni
della commedia dell’arte, la proposta di Berlusconi:
Elezione diretta del Capo dello Stato, non dicendolo ma
facendo intendere, che ad un rifiuto degli altri a
questa proposta, si sarebbe convenuto il fallimento
della riforma della legge elettorale.
Questa della elezione diretta del Capo dello
Stato suona sempre come minaccia della destra, perchè la
deriva che la ispira e verso cui tende la proposta è il
viatico più probabile al regime, anzi alla recrudescenza
del regime.
Lo sanno bene i democratici del dopoguerra che hanno
strutturato la Costituzione per allontanare quanto più
possibile questo rischio, ossessionati giustamente dalla
eventualità che si verificassero avvenimenti
antidemocratici.
La lezione di Costantino Mortati, giurista calabrese,
costituente e democristiano, è da approfondire proprio
su questo punto.
La risposta di Bersani alla provocazione di Berlusconi è
stata fra l’imbarazzata e la diplomatica, evidentemente
temendo, rifiutandola, di attirarsi l’antipatia di
quella parte di elettorato a cui piacerebbe questo
genere di scorciatoia populistica.
Sarà
vero, ma è anche vero che l’elettorato premia la
coerenza e la identità culturalee storica.
L’ha premiata anche nella ultima tornata elettorale
sicchè il PD è l’unico partito che, pur in mezzo a mille
contraddizioni e dissensi, oggi possa usufruire di una
rendita di posizione notevole, quale strutturato punto
di riferimento dell’area progressista.
In effetti il rischio è che oggi il PD si contrapponga
agli altri partiti della sinistra, come faceva il
vecchio PCI, depositario della ortodossia; questo
partito dovrebbe invece trovare interessante
l’accoglienza delle altre culture fino ad accettarle
offrendo un rimescolamento organizzativo e trovando
insieme a tutti coloro che ci stanno, una forma partito
di tipo laburista, una sinistra cioèispirata in maniera univoca alle rivendicazioni
del mondo del lavoro da contrapporre finalmente e
chiaramente al mondo dei più ricchi e comunque della
finanza, rappresentata evidentemente dai partiti della
destra.
Può
essere che così facendosi la realtà politica italiana
evolve, chiudendo con la definizione equivoca e quasi
fosse un territorio, dei “moderati”, sostituendola con
la più appropriata di “conservatori”, cioè di una destra
coerente e seria con altra dignità politica rispetto a
questa di oggi, derivata dalla storia fascista, o
derivata dalle ubriacature provinciali della plutocrazia
milanese.
La mossa di Berlusconi è tatticamente ben
formulata perché in questo modo fa saltare l’accordo per
la legge elettorale e quindi rimanendo il “Porcellum”
tranquillizza i suoi peones;i quali in questi giorni gli stanno inscenando
minacce epressioni, come quelle di questi mesi dei tassisti, con
tutto il rispetto per questi ultimi.