Se questo è umano

il Fondino del 24 Ottobre 2012

Se questo è umano

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Ho sempre pensato che la cultura araba in Europa avesse segnato “l’altra civiltà” in maniera  indelebile e segnata dalla accattivante cantilena delle nenie di preghiera.

Così come in modo superficiale, di sicuro, si deduce una influenza fortissima nei nostri costumi relazionali e in quelli sessuali, dipendente da quella stessa cultura.

Si dirà che cultura araba è una cosa, cultura islamica un’altra, cultura mediorientale un’altra ancora, estremo orientale anche; di certo non possiamo “non dirci arabo-islamici” per quel tanto o per quel molto che configuri un reale esplicito storico fenomeno di contaminazione culturale.

Certamente oggi nel mondo arabo/islamico resiste la cultura della assoluta diversità e subordinazione della donna all’uomo padrone. Quel che colpisce è la non spiegabile estremizzazione della diversità; possibile che nello stesso genere umano ci sia questa profonda frattura fra uomo e donna come se fossero due specie diversissime, tanto da rendere faticosa e pericolosa la convivenza?

 Nel 445 a.c. nella Roma antica fu emanata la Legge Canuleia (lex Canuleia de Conubio Patrum et Plebis), proposta dal tribuno Gaio Canuleio, che consentiva i matrimoni fra plebei e patrizi, fino ad allora evidentemente non riconosciuti.

Veniva bollata quella unione come ”innaturale”, “quasi rerum ferarum” come se si trattasse di unione fra animali.

Tuttavia quel divieto e quella successiva ammissione ben poteva avere una motivazione non su ragioni antropologiche e di diversità biologica, ma sulla base di distinzioni “sociali” e se si vuole razzistiche in una accezione molto moderna.

Non si giustifica allo stesso modo la diversità di uomo e donna.

In maniera fantastica qualcuno sostiene la diversità, quasi una linea evoluzionistica che si è biforcata dall’originario comune principio,  per assumere connotazioni di diversità totali.

Sta di fatto che perfino la pietas spesso viene superata dalla voglia di sopprimere un altro individuo e l’uomo diventa feroce e privo di inibizioni che spesso funzionano normalmente in altre situazioni; spesso non funzionano nei confronti della donna, si badi bene nei confronti della donna con cui abbiamo assidui rapporti, vuoi per frequentazione genericamente sociale, vuoi per frequentazioni di natura familiare e quotidiana.

Come se ci fosse una guerra permanente ed un diritto alla “naturale” alla stessa, che prevede anche la soppressione fisica della donna, poiché evidentemente le si riconosce una forza ed un carisma che mal si concilia con il riconoscimento “giuridico” alla sua esistenza ovvero alla sua “normalità” del vivere e del riflettere il diritto allo spazio suo proprio nel contesto esistenziale e sociale.

Al contrario le ideologie, ed in esse comprendo per comodità di ragionamento le religioni, si sono adoperate grandemente perché la donna e le sue trasfigurazioni simboliche si  affermassero e fossero rispettate, in modo da disegnare una unicità di genere nel riconoscimento della funzione principale di trasmissione della specie proprio alla donna.

A poco serve dunque rifarsi alla cultura arabo-islamica così infruttuosamente e superficialmente richiamata sempre e comunque: nei paesi scandinavi la frequenza del delitto feroce e del femminicidio è così frequente da non consentire prove del radicamento di questo costume indegno in una parte del mondo invece che in un  altro e situato in un contesto culturale invece di un altro.

Viene il brivido, ma ci saranno motivazioni antropologiche ed ancestrali ed il mistero si fa più fitto man  mano che si cerca una ragione, per quanto assurda, alla pratica di sopraffazione dell’uomo sulla donna.

Titolano due libri diffusi: “Se questi sono gli uomini” di Riccardo Iacona giornalista e meridionale  e “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson giornalista svedese.

La pietà per tutte queste morti, in Italia circa 180 all’anno  e il ribrezzo per tutta questa ferocia supereranno la rassegnazione?  O sono il segnale di una nuova era di barbarie che domina l’orizzonte?

Che fatica, in questa nostra civiltà tutto può ricominciare da capo, in ogni momento !!

 

 Franco Petramala