Italia

il Fondino del 19 Maggio 2012

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Dove è la vera ragione della crisi di oggi in Italia e in Europa, più in Italia che in Europa ….?

 La ragione potrebbe essere nel fatto che la politica, con essa e per essa la riflessione più o meno approfondita, economica, filosofica sociologica e del sapere in generale, non ha elaborato alcuna ricerca sulla coesistenza sociale e di sviluppo collettivo ed individuale, in fin dei conti su un neo rinascimento, dopo la caduta del muro di Berlino del novembre 1989 e la caduta delle ideologie.

 L’era dell’uomo nuovo, dal Seicento in poi, è caratterizzato dall’irrompere degli intellettuali nella vita pubblica e la stessa politica militante si è avvalsa dell’apporto degli intellettuali e degli uomini della ricerca, anzi essi stessi si fanno politici, nel momento steso in cui la società si modernizzava, i processi produttivi si assestavano secondo lo schema capitalistico borghese e le relazioni sociali progressivamente venivano tutelate e garantite dallo Stato di Diritto.

 Oggi si nota una arretramento della influenza del ceto intellettuale nella vita pubblica e collettiva e la sua presenza è costante nei talk show televisivi, notoriamente collettori finali di una ricerca in deficit di impegno. Naturalmente esistono ancora tanti cortigiani pur intellettuali, ma essi sono dannati che lo stesso Inferno rifiuterebbe.

 Il fenomeno è contemporaneo alla decadenza dei sistemi di convivenza civile, dall’aspetto sociale a quello economico, a quello della crisi delle identità, quelle legate al territorio, che fa fatica a farsi condividere da quella parte di umanità che per avventura nascendo in un luogo, si sposti in altri, come è sempre avvenuto dalle migrazioni dell’ Homo habilis in poi.

 La debolezza dell’occidente sta nel non avere saputo elaborare analisi attendibili sul tema delle società moderne dopo la rottura dello schema “Est-Ovest”, avvenuta con la caduta del Muro di Berlino.

Così come la mancanza o la carenza grave di capacità di direzione politica ha ceduto il passo al governo dei popoli con il solo strumento finanziario, peraltro residuo della vecchia struttura capitalistica. Tanto invadente ed esclusivo che a qualcuno comincia a sorgere l’idea della pubblicizzazione del sistema bancario.

Il sistema bancario comunque è dilagato ed è stato ingoiato dai suoi stessi meccanismi di strapotere, conducendolo a svolgere un ruolo che non è stato e non è il suo, riducendolo da protagonista dell’accompagnamento alla intrapresa produttiva e di sostegno alle famiglie ed alla sua evoluzione, a strumento di pressione molto somigliante alle dinamiche dell’usura; e quando ha mantenuto un ruolo di assistenza finanziaria lo ha svolto accompagnando le misure e le dinamiche del prelievo fiscale e parafiscale. Per comprendere il paradosso di cui vive e in cui vive la finanza attuale, si pensi al sistema di controllo e di giudizio di compatibilità che il sistema stesso da a sè stesso attraverso i pronunciamenti delle Società di rating (Moody’s, ) che sono emanazione degli stessi decisori e protagonisti del marcato finanziario.

Altro che conflitto di interesse!!!

E’ come se gli allievi di una Scuola Superiore incaricassero degli scrutini qualcuno di loro stessi.

 Si dice che in Italia il risparmio sia una propensione diffusa e apprezzabile nella sua rilevanza sociale ed economica.

E’ vero ma non per un carattere fisiognomico dell’Italiano medio, che è indimostrabile, ma perché lo Stato, attraverso il suo Welfare, ha sollevato per tanta parte le famiglie dagli oneri finanziari. Welfare che ha funzionato molto bene, dispendioso quanto si vuole, ma ha funzionato.

Il risparmio così è stato determinato dal minor prelievo da parte dello Stato dalle famiglie (servizi sociali, scuola, istruzione superiore e formazione, università, sanità, agevolazioni e detrazioni ecc..) determinando una raccolta di denaro da parte delle banche soprattutto, che hanno fatto solido il sistema bancario medesimo con il suo impiego.

 Questo è quanto accaduto nella realtà.

 Franco Petramala