Grecia Italia

il Fondino del 17 Maggio 2012

 

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GRECIA ITALIA

Si fa un bel dire che l’Italia è come la Grecia e che i pericoli in Italia sono simili a quelli in Grecia.

 Naturalmente le analisi riguardano i deficit pubblici, il rigore, la mancata crescita, la necessità della ripresa.

 Non ci sono accenni ai due popoli, alle due prospettive storiche del domani, alle loro storie del recente passato, al dolore ed alla disperazione delle masse, sì delle masse !!, termine inusitato da tanto tempo ed oggi quanto mai attuale.

Domandiamoci, c’è più massa della massa di chi una volta era ceto medio o ceto medio basso ed oggi si trova nell’area di povertà ed è bloccata nelle sue aspirazioni?  e chi è in grado di dargli una anima politica o semplicemente una prospettiva?

 Si poteva mandare i figli a scuola, nutrirli per bene, curarne studi, ambizioni e prospettive !!

A chi più è consentito sperare in tali cose?

E….allora !!!

 In Italia non si fanno le elezioni perché il PD teme di…vincere.

il PdL lo sa e si convince di appoggiare il Governo Monti, considerandolo non già il “Governo salva-conti”, per come appare ufficialmente, ma il “Governo cuscinetto” fra il PDL e la sconfitta.

 In Grecia invece si è votato, con la nomina un tecnico a Capo di quel Governo di garanzia per le forze politiche, che pure vengono chiamate nella compagine governativa.

 Fatte le elezioni, in Grecia perdono i partiti solidali con l’orientamento economico finanziario dell’Europa della moneta e vincono i partiti, ad iniziare da Syriza di sinistra.

Vincono anche i partiti dell’estrema destra neofascista e neo nazista.

 Alle amministrative italiane invece perde chi non poteva non perdere, cioè il PdL e mantiene  bene il PD e più o meno la sinistra, vince sicuramente Il Movimento di Grillo.

 Allora quali le differenze fra Grecia e Italia?

 In Grecia si ha, malgrado la grave situazione sociale, uno sviluppo del consenso in senso politico-costituzionale, orientato all’accrescimento del peso dei partiti ad iniziare da quelli di sinistra pur se contemporaneamente si dimostra che nel  tessuto sociale greco non è scomparsa la tentazione dei Papadoupulos, dei Patakos e dei Makarezos.

 In Italia invece spunta il “Movimento cinque stelle” che, non avendo alcun contenuto di minaccia sociale, non è neanche pericoloso per il sistema dei partiti, tanto che di fatto si è trasformato in  un partito fra i partiti sebbene tuttora differente.

 Ma c’è qualcosa di particolare in Italia.

Il terrorismo non è morto e il suo ritorno deve preoccupare perché è sicuramente elemento che per sua natura ritarda le spinte alla comprensione, in chiave riformatrice e progressiva, dei movimenti sociali, che con la  proposta politica, possono spingere il paese verso schemi e prospettive rispettabili, segnati dalla speranza di un popolo che da 20 anni non cresce più soprattutto nelle aspirazioni socio politiche ed economiche di paese moderno ed europeo.

 Di tempo ce ne è poco e il Pd sta ripetendo l’errore che il PCI fece nel 1978 allorchè, per paura di creare condizioni di ribellismo anarchico/terroristico, mollò la prospettiva di cui Moro era l’espressione più convinta e convincente per il Paese.

Alla fine del 2011 ha rifiutato l’idea di andare a nuove elezioni ed adesso aspetta che siano gli altri ad indebolirsi per …debolezza propria, così da andare comodamente al governo senza sussulti.

Di Gramsciano non c’è la profondità e lo stoicismo suo proprio, di Togliattiano solamente il cinismo, di Berlingueriano sicuramente …i timori e di dubbi.

 Non c’è più la Democrazia Cristiana e non c’è il luogo dei cattolici democratici, ma ci sono forze politiche che li ospitano.

 Se c’è una cosa che le elezioni francesi hanno suggerito è che il terrore di abbandonare gli equilibri economico finanziario consolidatisi negli ultimi 15 anni, ancorchè  derivati dalla caduta del muro di Berlino, porta alla asfissia politica di una Europa che per ridarsi slancio e ritrovare le sue ragion d’essere, deve osare  e comprendere le ragioni di un nuovo “laburismo”, di un messaggio segnato dal senso de progresso nel  nome della unità dei paesi membri e dell’Europa puntando sulla valorizzazione del lavoro, appunto, e della gratificazione collettiva, rispetto al gioco finanziario.

Franco Petramala