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il Fondino del 14 Ottobre 2012
I Precari, la ASP, la Regione e la Corte dei Conti
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Qualcuno aveva previsto proprio per questo tempo, una improvvisa
accelerazione per tentare la soluzione per i 1500 precari della
sanità.
Purtroppo sono passati invano quasi tre anni e questo tema è
stato agitato solamente per polemizzare, non per rendersi conto
della sua dimensione e della sua importanza. Pare che una
qualche presa di coscienza della delicatezza della cosa stia
rivelandosi.
Devo
dire che il Governo Loiero, malgrado le difficoltà del settore,
già dal 2008 ha dato impulso alla soluzione del problema, poiché
la condizione di tanti lavoratori ( solamente a Cosenza di circa
1176 assunti quasi tutti in epoca precedenti dal 2000 al 2007),
determinava una situazione insostenibile per la erogazione del
servizio e per il rispetto alla dignità dei lavoratori.
L’ASP di Cosenza, di cui ero Direttore Generale, regolarmente
autorizzata dalla Regione, ha proceduto alla stabilizzazione
avendo come obiettivo la definitività del rapporto di lavoro e
utilizzando per tempo le leggi nazionali che lo consentivano;
avendo ben presente che successivamente sarebbe stato
difficile procedere a politiche per il personale di apertura
apprezzabile.
Così
furono stabilizzati i 439. E sul punto si è scatenata la
polemica infinita che ha creato difficoltà di ogni genere, lì
dove la revoca o la sospensione dei provvedimenti relativi,
ancorchè ingiusti ed ingiustificati,
ha creato solamente
amarezza soprattutto in testa ai lavoratori che intanto
continuano a
lavorare ma senza quella sicurezza e serenità che loro era stata
data dalla stabilizzazione.
Quindi, l’ASP di Cosenza ha utilizzato la Legge Nazionale. Non
la Legge Regionale n° 1 né la Legge Regionale n°8, che sono
successive alle procedure consentite dalla legge nazionale.
Sta
di fatto che
le
leggi ragionali del gennaio 2009 e del febbraio 2010,
sostanzialmente di sanatoria per le posizioni di chi non poteva
avvalersi delle provvidenze della legge nazionale, venivano
impugnate dal Governo dell’epoca e in particolare la n° 8 del
febbraio 2010 senza che la Regione si costituisse in giudizio.
Stessa sorte hanno subito leggi analoghe del Molise e del
Veneto.
Nulla volendo osservare sulla decisione della Corte, dobbiamo
sottolineare tuttavia il tentativo di stabilizzare chi lavora
per gli Enti sanitari calabresi da molti anni.
Il
tentativo, ritengo, sia stato fatto anche in ragione delle tante
iniziative di sanatoria di lavoro precario effettuato negli anni
precedenti, compresi quei casi, moltissimi, di concorsi esterni
con riserva agli interni o ai concorsi riservati agli interni,
ben noti a tutti.
A
chi , oltre i 439 stabilizzati, non era compreso nel beneficio
della legge, fu prorogato il contratto nel 2009 e 2010, così
come a scadenza ne vennero prorogati altri, compresi gli
interinali, mentre quelli delle cooperative godevano della
proroga dei contratti commerciali malgrado il loro inserimento
operativo e di fatto nella struttura.
Comunque oggi si deve assumere una decisione, appressandosi il
31 dicembre 2012, e non per agitare il problema a parole o per
soluzioni parziali ma approfondendo il tema
e sollecitando i
sindacati ad essere meno intimiditi, come purtroppo sono apparsi
in questi 2 anni
e mezzo.
Quali soluzioni? Per coloro che non sono stabilizzati la
soluzione non può che essere l’attivazione delle procedure
concorsuali
con
punteggio privilegiato e/o con riserva di posti per come le
stesse leggi finanziarie 2006 e 2007 consentono.
La
compatibiità con il regime del Piano di rientro c’è perché il
divieto del turn over riguarda solamente i casi di pensionamento
o decesso del dipendente e non per scadenza del contratto a
termine. Infatti tali contratti avranno avuto sicuramente
origine da una carenza di organico precedente il Piano di
rientro e quindi si è consolidato l’onere finanziario, tanto che
tuttora questi dipendenti sono retribuiti e più onerosamente che
se fossero a tempo indeterminato.
D’altra parte il Piano di rientro e le stesse indicazioni del
Tavolo Massicci sempre salvaguardano i Lea che, per essere
assicurati, hanno bisogno, per esempio secondo il nuovo Piano
aziendale presentato dall’ASP di Cosenza, di ben 1200
dipendenti; ma la stessa cosa sarà anche per l’Ospedale, quindi
nulla potrebbe ostare ad avvalersi ancora delle unità in
servizio, perché questo non aggraverebbe la spesa, pur rimanendo
fermo il divieto del turn over.
D’altra parte Il Tavolo Massicci chiede per la sanità calabrese
ristrutturazioni organizzative e logistiche delle unità che
erogano prestazioni sanitarie e riduzione dell’onere del
personale con assorbimento delle unità da turn over nonchè con
riduzione delle altre spese, naturalmente ove compatibili.
E’
su questo, mi si consenta, che probabilmente si stanno
commettendo errori gestionali importanti e dannosi.
Meglio approfondire questi
argomenti
per
il bene dei calabresi che non polemizzare
ancora su ciò che ha
fatto il Governo Loiero sostenendo semplicisticamente che poteva
fare di più.