Pompei e l’Europa

il Fondino del 12 Settembre 2012

Pompei e l'Europa

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Ancora nuovi crolli negli scavi di Pompei, ancora a rischio le testimonianze della memoria della umanità.

Un ministro, meno di un anno fa, si è dimesso per la reazione di indignazione di cittadini e Istituzioni, pur egli non avendo responsabilità diretta per il crollo della “Casa dei gladiatori”.

Ma non è servito a nulla. La pessima condizione del patrimonio archeologico ed artistico di questo paese singolare che è l’Italia continua a segnare e a intimorire tutti. Manutenzione approssimativa, restauri senza finanziamento, logistica di musei superficiale e luoghi di visita in abbandono.

Perdere i segni della memoria dall’arte e della fantasia creativa, della cultura, del pensiero riflettuto e dello slancio sentimentale nelle arti e nella ispirazione religiosa, è perdere fiducia nel futuro.

Senza retorica superflua è questo il rischio che corriamo, fra le altre sciagure che stanno segnando costume e comportamenti.

Si parla sempre di sovranità e di perdita di essa in nome di una Europa che non c’è.

Nessuno pensa ad alienare, come molti pensano invece per il patrimonio semplicemente edilizio.

Nessuno pensa a rinunce di sovranità.

Ma, siccome la fruizione  dei nostri beni culturali è possibilità ed opportunità di tutti i cittadini del mondo, e poiché il nostro patrimonio è patrimonio dell’umanità, il più esteso e significativo, non ci sarebbe alcuna rinuncia alla sovranità, se si affidasse a tutta l’Europa Unita la cura di ciò che dichiariamo testimonianza artistica e monumentale, storia esposta ed indiscreta di una civiltà, di più civiltà, che ha segnato la vita di questo uomo “storico” che ha sviluppato in questo paese pensiero azione e arte.

Non sarebbe male sfidare l’Europa a trovare sul punto un accordo per una gestione comune ed europea dell’arte in Italia.

Si andrebbe oltre la prescrizione di norme di comportamento, come quella recentissima dell’obbligo degli Stati nazionali dell’Europa, della manutenzione degli edifici pubblici.

Ci sarebbe invece la percezione che almeno su questo elemento la Europa è credibilmente e ragionevolmente unita.

Franco Petramala