Ancora nuovi crolli negli scavi di Pompei, ancora a rischio
le testimonianze della memoria della umanità.
Un ministro, meno di un anno fa, si è dimesso per la reazione di
indignazione di cittadini e Istituzioni, pur egli non avendo
responsabilità diretta per il crollo della “Casa dei
gladiatori”.
Ma non è servito a nulla. La pessima condizione del patrimonio
archeologico ed artistico di questo paese singolare che è
l’Italia continua a segnare e a intimorire tutti. Manutenzione
approssimativa, restauri senza finanziamento, logistica di musei
superficiale e luoghi di visita in abbandono.
Perdere i segni della memoria dall’arte e della fantasia
creativa, della cultura, del pensiero riflettuto e dello slancio
sentimentale nelle arti e nella ispirazione religiosa, è perdere
fiducia nel futuro.
Senza retorica superflua è questo il rischio che corriamo, fra
le altre sciagure che stanno segnando costume e comportamenti.
Si parla sempre di sovranità e di perdita di essa in nome di una
Europa che non c’è.
Nessuno pensa ad alienare, come molti pensano invece per il
patrimonio semplicemente edilizio.
Nessuno pensa a rinunce di sovranità.
Ma, siccome la fruizione dei
nostri beni culturali è possibilità ed opportunità di tutti i
cittadini del mondo, e poiché il nostro patrimonio è patrimonio
dell’umanità, il più esteso e significativo, non ci sarebbe
alcuna rinuncia alla sovranità, se si affidasse a tutta l’Europa
Unita la cura di ciò che dichiariamo testimonianza artistica e
monumentale, storia esposta ed indiscreta di una civiltà, di più
civiltà, che ha segnato la vita di questo uomo “storico” che ha
sviluppato in questo paese pensiero azione e arte.
Non sarebbe male sfidare l’Europa a trovare sul punto un accordo
per una gestione comune ed europea dell’arte in Italia.
Si andrebbe oltre la prescrizione di norme di comportamento,
come quella recentissima dell’obbligo degli Stati nazionali
dell’Europa, della manutenzione degli edifici pubblici.
Ci sarebbe invece la percezione che almeno su questo elemento la
Europa è credibilmente e ragionevolmente unita.