Ricchi e Poveri

il Fondino del 09 Luglio 2012

Ricchi e Poveri

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E’ la prima volta che leggo sul Corriere della Sera espressioni come “altrimenti fra poco vi sarà la rivolta dei cittadini”

In un editoriale di ieri Alberto Alesina e Francesco Giavazzi insistevano: “la dimensione dei tagli necessari, affinché si possa poi abbassare la pressione fiscale, significherà meno servizi ad alcuni cittadini”.

Poiché il disagio è inversamente proporzionale al censo, servizi minori sono quelli riferiti alle classi meno abbienti. Perché devono pagare il ticket, perché non avranno copertura come  esenti, perché le strutture sono insufficienti a fornire i servizi, specialmente in sanità.

Probabilmente è vero che lo “stato sociale”  ha perduto nel tempo il suo senso originario, cioè di provvedere ad erogare interventi pubblici per fornire assistenza e altri servizi primari a chi non poteva pagarli.

Tutti i cittadini cioè avrebbero dovuto avere la stessa possibilità di utilizzare servizi pubblici primari, la sanità, l’assistenza sociale, la scuola, insomma l’area del bisogno primario che nel tempo si è andato diffondendo.

Invece il sistema è finito per fornire servizi senza distinzione di reddito ed a costi indistinti a “classi medie e medio alte, il più delle volte non riuscendo a proteggere i veri deboli”

Paradossale: per la erogazione dei servizi pubblici il ricco è uguale al povero non viceversa !!

Di principio questa rimane sempre una contraddizione ma per superare le obiezioni fra lo stralunato e il sofistico, diciamo che è possibile come è stato possibile realizzare un sistema universalistico a costi non differenziati.

Tuttavia è innegabile che nel periodo di profonda crisi la penuria di risorse impone una selezione ben definita nella fruizione del servizio pubblico primario.

Tagli si !, riforma pensionistica con tagli profondi , tranne per i superpensionati che sono ben garantiti dalla Corte Costituzionale, si ! sacrifici si !, ma guai ad affrontare i veri nodi di un paese solidale che rinuncia alla sua evoluzione in senso democratico.

Fa un effetto speciale infatti la concordanza fra la Camusso Segretaria della CGIL e Squinzi Presidente della Confindustria a proposito delle valutazioni sulle misure da adottare dal Governo in relazione alla crisi.

E fa ancor molto scalpore l’ammissione di Squinzi sulla opportunità di introdurre una patrimoniale fra le misure risolutive dei processi di recupero del deficit e quindi di rilancio della economia  reale.

Quella selettività nella erogazione dei servizi pubblici essenziali è la forma più avanzata e giudiziosa di patrimoniale.

Ma è stata un sorpresa, malgrado l’incontro fra la Camusso e Squinzi non fosse da considerarsi una occasione di elogi sperticati al Governo, la reazione di Monti che ha lanciato un vero e proprio anatema di Monti verso Squinzi ed una accusa che assomiglia molto al “dagli all’untore“ di manzoniana memoria, addirittura ribaltandogli la responsabilità dell’aumento dello spread.

Insomma è la stantia borghesia de nord  non vuole mollare. Durante un secolo e mezzo ha impedito al paese di sviluppare le sue potenzialità costringendolo a valorizzare le sole capacità produttive del Nord, se non in occasione della sua convenienza.

Il pericolo corso durante il ventilato  compromesso storico è stato tanto scioccante che lo sviluppo delle relazioni politiche successive ad Aldo Moro, hanno spostato gradatamente l’asse politico al nord e quindi  a salvaguardia della borghesia del Nord, antagonista di ogni tentativo di formazione di una avanzata borghesia del sud.

La tesi di Federico Spantigati viene sempre di più di attualità.

 Intanto la Merkel aggiorna il suo lessico ed il modo di apparire ha un’altra cifra: "Anche noi sentiamo il morso della recessione, perciò dobbiamo rilanciare la crescita tutti insieme".

Opportunamente la Merkel sa quel che potrà avvenire al suo paese.

Finchè il Paese non si disancora dalla dittatura della borghesia del nord, gli italiani si impoveriranno ma  non sapranno quel che potrà avvenire al loro paese.

Franco Petramala