Si pensa alla volontà di possesso dell’uomo per
la donna e viceversa; dell’uomo ela donna per il posto di lavoro o per il
successo; lì dove c’è invidia c’è gelosia e tutte le volte che
si dice: “è geloso” a tutto si pensa, proprio a tutto, tranne
che al cibo.
Ci avete pensato ???
A ben vedere, diciamolo con sano cinismo ma con sincerità e
grazioso rispetto dell’amore di coppia, ogni occasione di essere
gelosi diventa sopportabile se non insignificante, a meno che
l’affissarsi……,
nel gergo e nel gesto interiore ed esteriore, non riguardi il
fenomeno alimentare!!!. (assonanze: amici
fino all’osso….)
Si, è il cibo che provoca la gelosia e quindi le aggressività
più difficili da gestire e questo succede non solamente per
ingordigia ma per …..gelosia, appunto.
Avvertenza. Non
posso dire che sia accaduto veramente, né posso dire con
certezza che altri non abbiano indagato sulla
fenomenologia…. della reazione al cibo, sebbene qualcosa deve
essere balenata in testa a qualcuno.
Insomma val bene tenere conto semplicemente e unicamente del
risvolto antropologico di quel che segue.
Bene !!!
Al tempo dei cavernicoli la gelosia non esisteva. Però la vita
era difficile tale e qualequella degli umani “storici”; il
quotidiano era laborioso e stentato tranne che per alcuni dei
cavernicoli come per i pochi privilegiati e furbi di oggi,
sicchè la donna accudiva alle cose di casa ovvero della grotta e
l’uomo di tanto in tanto e per un certo periodo di tempo
abbandonava il rifugio dell’antro costumato e si avventurava
alla ricerca del cibo necessario alla sua prole, alla sua
compagna, ai suoi familiari a sé stesso.
Non c’è traccia di questa tesi, nemmeno nello splendido libro “
il più grande uomo del Pleistocene” di Roy Lewis.
Comunque, come dicevamo, l’uomo della caverna si dedica alla sua
occupazione principale e si inoltra nella foresta alla ricerca
delle prede che serviranno a sfamare la famiglia per almeno 28
lune, armato di appuntito robusto legno, rudimentale
giavellotto, soprattutto consapevole delle sue doti di
appostamento della vittima con l’occhio fino di chi ne sa una
più del diavolo, nel tendere le trappole e nel prevedere le
mosse dell’avversario, in questo caso dell’animale cacciato.
Conosce bene il come si fa a pezzi la carnedella preda catturata, per poterla
trasportare più agevolmente per i lunghi difficoltosi
camminamenti verso la grotta.
Di ritorno dalla battuta di caccia, stanco ma soddisfatto,
giunge alla caverna ed espone alla compagna e ai figli l’animale
catturato, cercando un cenno di approvazione soprattutto da
parte di lei perché ciò lo inorgoglisce.
Un pasto succulento che precede il meritato riposo, finalmente
fra le braccia della compagna ed insieme cullati da sonno
ristoratore.
Il nostro, al mattino e di gran lena,
aiuta a riporre dove si conviene la carne della preda, epperò
valuta che qualche pezzo della precedente provvista, non c’è e
dovrebbe esserci.
Ma non ci fa gran caso, si distrae, guarda in giro per pensare
ad altro e senza dir nulla ma “con attenzione”, cura insieme
alla compagna l’ordine della primitiva dispensa così rifornita.
Mah, chissà come il consumo delle provviste è maggiore della
previsione, ma tant’è !!!.
Dopo un discreto numero di lune egli si prepara alla lunga
caccia nella foresta e appronta il suo possente bastone di
fronda del buon cacciatore.
I saluti di commiato ed egli si avventura in campo aperto;
dormirà per molte lune fuori dalla grotta e saranno giorni duri.
Il ritorno dopo la caccia è particolarmente felice perché il
nostro cacciatore ritorna con una preda speciale, di quelle
succulente che inducono piacere e voracità.
Medesima reazione in tutta la famiglia e la compagna la apprezza
e lo dimostra, festeggiando come lei sa fare, il rientro del suo
uomo.
Al mattino seguente il nostro cavernicolo però si accorge che
ancora una volta manca un pezzo di carne, anche consistente,
questa volta non avendo dubbi perchè ricorda bene dove era
riposto e quanto spazio, adesso vuoto, occupava nella
“dispensa”.
Come si direbbe oggi: buon viso a cattivo gioco, egli chiede
alla famiglia riunita attorno al fuoco come mai mancasse il
pezzo di cane.
Senza dar tempo agli altri di profferire parola, la compagna
precipitosamente e mostrandosinaturalmente pronta, dice: è passato da
queste parti un tizio e si è fermato chiedendomi un poco di
cibo.
Il nostro rispose che il cibo non era mai abbastanza e che fare
partecipare, così …al suo desco un estraneo alla famiglia, non
stava bene, anzi era una mancanza di rispetto nei confronti
della famiglia tutta, ma in particolare per lui, capofamiglia
che tanti sacrifici faceva nelle lunghe notti di appostamento,
per poi avere un altro estraneo che approfittava del suo
cacciare faticoso.
La compagna disse che non si sarebbe ripetuta la cosa e che più
a nessuno, viandante o cacciatore, avrebbe dato ospitalità e
avrebbe concesso di partecipare al loro desco.
Ma il tarlo del dubbio e del timore, malgrado le assicurazioni
della donna, si nutriva del sospetto che non una volta ma più
volte altri avessero avuto ospitalità.
Così di proposito, uscendo ancora una volta per andare a caccia,
invece di prender la via della foresta, rimane in zona e si
nasconde, si acquatta in posto strategico dove avrebbe
osservato, senza essere visto, quel che succedeva all’ingresso
della caverna. Tutto quel tempo risultò faticoso più ancora di
quel che sarebbe stato cacciando, ma non poteva sottrarsi a
verificare la verità che cercava.
Dopo due lune di questo appostamento, vede arrivare un
uomo che con aria circospetta ma baldanzosa si avvicina alla
entrata della caverna sulla quale, si ritiene per
pura combinazione, stazionava come in attesa, la donna della
caverna. Si guardarono e senza altro succedere, si avviano verso
l’interno.
Pare che i due abbiano consumato un pasto succulento, di quelli
che non t’aspetti nemmeno ma ci speri tanto, che ti fanno
presagire il sapore gustoso della sensazione fuggevole ed
intensa, quella che poi ti invita al sonno soddisfatto,
rilassato nella testa e sopratutto nelle membra, abbandonate in
ogni dove e magari senza compostezza.
Purtroppo ciò non rimase segreto, tantomeno al nostro, che
compare d’improvviso ed osservando lo sconosciuto giacere con la
sua donna così come nel sonno il sazio sta, sveglia entrambi e
minacciando l’impostore”
con il bastone lo butta fuori dalla caverna in malo modo, dando
sguardi alla sua donna, eloquenti e violenti,proprio violenti, con gli occhi
schizzati di sangue per la rabbia.
Alla fine rivolgendosi alla fedifraga, grida: da oggi
sorveglierò quel che succede in questa casa; anche
se non sarò presente saprò quel che succede, perché nessuno
dovrà cibarsi della carne di questa casa.
Così disse l’uomo. Da quel momento nacque quel che gli umani
“storici” chiamano “Gelosia”.
Note: a) non è possibile che sia avvenuto il contrario,
che cioè il risentito non fosse l’uomo ma la donna, per il
semplice fatto che a caccia andava sicuramente l’uomo.
L’accaduto ha avuto però effetto sulla donna in egual misura.
b) dal giorno di quel misfatto, in gran parte del mondo, la
ospitalità non è stata abolita ma è fiorita la gelosia ed in
genere è proprio l’uomo ad autorizzare l’ospitalità.
Post scriptum: ho avuto
di recente una controprova alla attendibilità del racconto.
Ogni tanto passavo da alcuni amici e di solito mi riceveva la
moglie con la famiglia perché il marito non era in casa. Lei
preparava buone torte e quando c’erano fresche di forno, me ne
offriva un pezzetto.
Un giorno capito in casa dei miei amici e vedo sulla tavola una
torta che a vederla, già assaporavo la sua squisitezza, ma
stranamente lei non me la offriva.
Dopo pochi minuti comparve il marito che mi salutò tanto
affettuosamente, come d’altra parte sempre, ospitale come erano
sia lei che lui.
Ed egli, subito disse alla moglie: ma…non gli offri un assaggio
di questa torta tanto buona?.
Lei finalmente …me ne tagliò un pezzo!!! È incredibile come la gelosia, che passa il suo tempo a
fare piccole supposizioni nel falso, abbia poca immaginazione
nello scoprire il vero.