Commentatori attenti si
domandano: “a chi distribuirele risorse dalla “speding review” ? ai giovani la cui
disoccupazione, fra i 18 e i 24 anni, è salita fino al 36
per cento ? e non conosciamo il dato delle aree meridionali.
Oppure agli anziani che
perdono il lavoro o agli esodati? Gli esodati, un caso
incredibile e disperante per la condizione in cui versa la
organizzazione dello Stato e delle altre Istituzioni.
Oppure destinarli alla
copertura del mancato aumento dell’IVA ad ottobre ?
Se non si interviene sulla
disoccupazione giovanile si rischia di saltare una generazione.
Se non si interviene sugli
“esodati” si lascia nella disperazione 300.000 e passa di
lavoratori praticamente truffati e proprio dallo Stato.
Né risolve il messaggio
ricorrente. Di moda anche nelle vicende del calcio, di una
Italia di “vecchi” .
Lo scenario si completa con il dato dell’ 85%
delle asunzioni per
contratto a tempo determianto, assunzioni stagionali e comunque
con profili di basso contenuto professsionale, insieme alla
bassissima percentuale di laureati rispetto all’Europa.
Nella depressione complessiva di un Paese senza nerbo da molto
tempo, da troppo tempo addormentato nelle ritualità di una
politica affaristica intrigante spocchiosaed includente, anche il Sindacato ha osservato una certa
consegna del silenzio, operando solamente quando, nella
trattativa, si riteneva probabile il successo pieno o mezzo
successo.
La eccezione della FIOM. CGIL sulla vertenza FIAT
è l’eccezione.
Ora finalmente dichiara la CGIL: serve ”un cambio
urgente della rotta per quanto riguarda le scelte di politica
economica: serve l’adozione di un piano straordinario per
l’occupazione così come c’è bisogno di intervenire sulla leva
fiscale, anche attraverso l’adozione di una patrimoniale, dando
risorse a lavoratori e pensionati per rilanciare i consumi”.
I temi saranno economici e finanziari e politici e
strutturali, sarà riscontrabile quel che dice il PM di Palermo
Ingroia, che cioè L'Italia “è un Paese di irresponsabili, senza
giustizia e senza verità”. Le sue dichiarazioni sono troppo
orientate a porre le responsabilità dello Stato e delle
istituzioni e dei cittadini da una parte e quelle della
magistratura dall’altra, pur non agevolando una proposta
complessiva di uscita dalla crisi del Paese, sintetizza
valutazioni da condividere.
Ma il tema risolutivo è una nuova civiltà del
lavoro che sostenga il Paese.
Un Paese come l’Italia,
fra i primi al mondo per capacità di produrre e di determinare
progressi in tutti i campi, necessitadi uno slancio verso un obiettivo di rinascita e senza
che questa espressione possa intimidire.
Non è la prima volta che
succede; la speranza è che se ne esca il prima possibile e con
chiarezza circa le scelte da compiere, con il contributo di chi
può e deve offrire alla comunità qualcosa di significativo.