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il Fondino del 02 Luglio 2012
Il gioco dei possibili e dei probabili
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Roberto Maroni con la nuova Lega vuole smarcarsi
definitivamente dal PdL, almeno finchè rimane in gioco
Berlusconi; ma Berlusconi cerca di riagguantarlo, malgrado
una certa laicità dello stesso Maroni e malgrado la
pervicace volontà di tenersi in equilibrio sull’orlo
dell’abisso e di non cadervi, del Flavio Tosi Sindaco di
Verona.
Una
idea abbastanza attendibile, malgrado tutto,
è quella per cui Il fallimento delle intese con il centro
sinistra sarebbe rimasto un nodo irrisolto nell’immaginario
politico del “barbaro sognante ”
Maroni,
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Fini
con il FLI traccia sul territorio un confine, secondo un rito
antico un poco demodè
come quello di Romolo e Remo, per dare una idea, un poco
come ricavare dal mare basso un piccolo bacino di sale.
E
provvidamente sostiene: lo spartiacque è Monti; da una parte chi
lo sostiene e lo ha sostenuto, dall’altra parte il resto.
Il
Terzo Polo non è più attuale e si vede e non da adesso né lo
creerebbero i postulati di un improbabile teorema elettorale di
una legge
di cui non
si avvertono neanche i sintomi della fioritura se on della
fruttificazione.
Meglio rifarsi al partito o alla coalizione “patriottica, ancora
non è chiarissimo.
Naturalmente anche il sostegno a Monti, tiepido o convinto, può
essere una discriminante. I cattivi, mormorano che non è lui che
assegna i posti a tavola perché è egli stesso un eventuale
invitato.
Né conta l’essere l’attuale Presidente della Camera. Nessuna
antipatia nei suoi confronti, ma la realtà è questa.
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Di
Pietro, per o pur di difendere la individualità del suo
movimento recita la parte del
“pierino”, distinguendosi ossessivamente dal PD, come suo
schema di gioco. Non ha una grande squadra, non ha un gioco, si
dedica esclusivamente alla difesa mostrandosi arcigno e tenta
l’avventura in contropiede, tanto “parlar male è peccato ma a
volte si indovina” o nel suo caso “ ci si azzecca”.
Teme
però che, nell’immaginario collettivo della pantomima, venga
scalzato da Grillo e questo lo mette di malumore e si vede !!
Se
Di Pietro non parlasse male del Presidente Napolitano, del PD,
dell’UDC,
malgrado
la sua simpatia per le sue trovate da meridionale e le sue
inflessioni di attore di scuola napoletana, il molisano non
avrebbe ragione di continuare con il suo IDV.
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Vendola, nella sua leggiadra lingua, quantunque tratti argomenti
grevi, parodia un verso di De
Filippo:
“Ed io che faccio
‘o
llassu sulo e cu qua core ” e si infila nella provvidenzialità
delle simpatie del PD verso i dissidenti che potrebbero tornare
utili.
Senza la necessità di tenersi stretto Di Pietro, la
sua vivacità dialettica ed il suo impegno avrebbe potuto
determinare l’equilibrio PD-centrico contrastando l’imbarazzato
rapporto con il moderatismo dell’UDC; si dice così ?
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L’UDC è di vocazione pendolare, ma centista fino all’osso, cioè
ha sviluppata la vista a 360 gradi, muta e vaga con gli occhioni
buoni e mobili del Gufo reale, come la pioggia di marzo, “nu
poco chiova e nu pocu stracqua”, con un occhio alla destra e con
un occhiolino alla sinistra. Naturalmente
fino all’osso.
Che
non vuol dire amici sempre e per la vita, così in profondo da
raggiungere l’osso. Vuol dire più semplicemente finchè ( a meno
che ) sia un osso l’oggetto del desiderio e quindi del
contendere, fosse anche con il vicino prossimo. Francesco
Rutelli e la sua pattuglia sanno bene che è la seconda
interpretazione quella giusta.
Anche per loro il tema del Terzo Polo è accantonato, come per
Fini.
Intanto nelle Regioni e nei Comuni, secondo la vetusta logica
dei due dei tre dei quattro forni, ora con l’uno ora con
l’altro, con “non chalant” si giustificano l’alleanza con quelli
di destra e se sono fascisti meglio ancora, se poi sono
gabellieri è il massimo.
Il
Casini dimostra confidenza “emiliana” con Bersani e promette
sfracelli contro i non Montiani, dimostrando doti di “mosca
nocchiera”. Ma al PD, almeno nella parte ex democristiana, non
va giù di passare da cornuto.
Ma
cosa deve fare l’UDC, man mano che aumentano i rischi di un
mollamento del PD? Per esempio
togliere
un poco i tappi dalle orecchie, messi apposta per evitare il
suono delle sirene berlusconiane, ma continuando questo gioco
tattile e auricolare: togli e rimetti, togli e rimetti…..
Chissà che non gli venga l’ispirazione della soavità
interruttiva di una musica di Schoenberg o più semplicemente di
Craig Armstrong.
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Si
allea con l’UDC ed esclude gli altri con il rischio di
straperdere, visto che c’è sempre la tentazione in questo paese
di confermare quel che in parte è vero: L’Italia preferisce
cento volte votare sul centro destra se l’alternativa non è
chiara, tangibile e coraggiosa.
Ancora una volta lo spettro degli eventi del 1924
e del ritiro sull’Aventino sono emblematici.
L’eventualità di un rientro di Berlusconi con la sua compagnia,
meno allegra e più attempata, più satolla di poteri, meno “fru
fru”, più annoiata e quindi noiosa e
pur sempre variopinta,
sarebbe un disastro.
E’
probabile che si ponga il problema della coerenza e che si vada
ad una interpretazione corretta del bipolarismo in regime
maggioritario.
In
Italia c’è sempre una riserva di fondo sul bipolarismo, e le
pulsioni unitarie hanno avuto il loro fascino.
Non
si è voluto però accedere a questa idea al tempo di Moro, per
esempio, non vorremmo che a qualcuno venisse in mente di
accettare la proposta
che
starebbe per fare il centro destra, malamente scimmiottando la
tedesca
“Grosse
Koalition” sic!!.
Dunque il tema è: Il PD con quale coalizione e quindi
maggioranza intende governare? O meglio con quale coalizione
sarà costretta a governare, perché prima deve vincere le
elezioni?
Il
dilemma deve scioglierlo prima delle elezioni perché con questa
legge elettorale non è possibile rinviare la formazione della
maggioranza di governo a “dopo la verifica del risultati”.
E
siccome gli avversari del PD questo lo sanno, impediranno ogni
modifica alla presente legge elettorale, come stanno impedendo
la riduzione del numero dei parlamentari.
In
fondo non sarebbe realistico
che
Berlusconi pensasse
seriamente di entrare in una coalizione di salvezza nazionale
del “tutti insieme”. Interessa che una falange consistente dei
suoi sieda in Parlamento, per ogni evenienza…....