Tanto
lontano oramai da tecome un
occhio dall'altro
di Franco Petramala
A)Come è potuto succedere
I due versi di Julio
Cortazar somigliano ad unsuggestivo epitaffio per l’Europa.
Mi chiedo: ma come è
potuto succedere, cosa potrà succedere, cosa è meglio che
succeda, naturalmente avendo prima risolto il dubbio su cosa è
il peggio e cosa è meglio.
Succede che dopo la
caduta del Muro di Berlino, sia affiorata l’idea, seppur banale
ma concreta, che dei due sistemi politico situazionali del 1900,
uno era prevalso resistendo alla usura della storia: il sistema
capitalistico a connotazioni occidentali.
E’ vero che le altre
ideologie con proprie caratteristiche politico-istituzionale
sono risultate perdenti dopo la liquidazione dei brutali regimi
comunisti e della rozza e belluina ubriacatura nazifascista, ma
la storia, come insegnava Benedetto Croce già all’inizio del
1900 ed ancora dopo, non è propriamente un crivello che separi
la farina dalla crusca.
E’ piuttosto un crogiolo
nel quale emerge un componente rispetto agli altri, ma la sua
purezza è compromessa inevitabilmente dalla coesistenza, nel
contenitore, di tutti gli altri componenti.
Tanto che quasi sempre
la cultura dei vincitori è stata catturata ed edulcorata in
profondo dalla cultura dei perdenti.
Tuttavia dopo il
novembre1989 i più
aggressivi hanno operato secondo gli schemi della speculazione
consentita dal sistema capitalistico puro ed a fronte di ciò il
sistema pubblico di governo è stato in loro balìa per molto
tempo fino ad oggi.
Il sistema di governo
internazionale e nazionale non ha avuto consapevolezza che il
capitalismo, per continuare ad essere tale, doveva prevedere
nella sua filosofia la configurazione degli stati sotto forma di
stati nazionali, con tanto di cultura propria, gelosi della loro
tradizione, vocazione individuale e collettiva, con fisiologiche
difese dai nemici esterni e dai nemici interni, e quindi con
capacità di reazione alle degenerazioni, a salvaguardia delle
stesse aspettative degli effetti della pratica capitalistica.
Oppure una struttura sovranazionale in grado di comprendere le
singole “nazionalità”.
Invece il potere
pubblico arretra davanti alle pretese speculative che si
concentrano nelle attività finanziarie, le quali a loro volta
riducono gli spazi della intrapresa produttiva primaria.
C’è la convinzione, e
l’Europa è capofila di questa cultura, che sia divenuto naturale
spartirsi il “bottino delle spoglie degli stati nazionali”
rimasti orfani della loro sovranità.
Il principio di
sussidiarietà, se da un lato sembra premiare la privatizzazione
delle attività economiche e la evoluzione del sistema del
Welfare ad in sistema compatibile in quanto meno oneroso, di
fatto ne decreta la marginalità, se non addirittura la
emarginazione; è così compromessa la copertura di tutta la vasta
area della domanda del sociale esteso, se non addirittura del
bisogno reale di parte cospicua della popolazione.
C’è della astuzia che
caratterizza tutto il processo !!!