Il sottotitolo
dei “Tasselli” di Lucio Aielloè “la storia nascosta e ritrovata”.
Testimonial’interesse per la storia del Risorgimento e della
conquista sabauda del Regno dei Borboni; pur ormai distante nel
tempo, è mostrata come cosa propria di un popolo, di una
persona, di uno studioso diligente; soprattutto offre il gusto
della familiare intima connessione fra quel che è accaduto e la
persona che ne ausculta
la causalità ed il fervore, pur non deterministici ma, appunto,
storici.
E’ gradevole la
lettura di tutti i capitoli perché sperimenta un intreccio
stretto stretto fra il fatto oggettivo e l’impressione dei
contemporanei e la partecipazione postuma
offerta al lettore.
Il modo di
raccontare ha la sua originalità perché, senza spunti di
presunzione, intreccia il quotidiano dell’Autore, la sua storia
personale e le sue sensazioni, segnati da incontri “belli” con
le persone di cui ha goduto la ricchezza della personalità,
recenti (Enzo Stancati) o meno recenti (Vincenzo Padula),
avendone colto il senso tragico di ciò che hanno indagato.