Oreste Parise è stato bravo per come ha scritto questo saggio su
Antonio Serra, l’opera lavita il tempo di lui.
È raro leggere un saggio di economia dove la vita dell’autore
studiato ed il suo tempo è l’ordito essenziale, ancorchè poco
conosciuto o non completamente ricostruibile.
Interessante è stata la lettura di un saggio su un autore del
seicento che potrebbe ben definirsi il primo o uno dei primi
economisti moderni e della modernità, cosentino e vissuto in
quel tempo a cavallo della fine del 1500 e 1600, che
improvvisamente ha visto il panorama scientifico punteggiato da
presenze calabresi e meridionali che meraviglia e sempre non
abbastanza.
Telesio Campanella e poi Serra ed anche lo scienziato Foscarini,
anch’egli di Montalto Uffugo vicino Cosenza, che partecipa alla
disputa che coinvolgerà Galileo. E poi Giordano Bruno, nolano ma
del medesimo ambiente culturale e politico e sociale.
Fu quello veramente un “gran tempo” e la modernità di Antonio
Serra e la sua straordinaria “generosità”di studioso è molto avanti rispetto al governo
dell’economia dell’epoca.
Sicchè viene l’impressione che la genialità della sua opera
tende a ritirarsi rispetto alla testimonianza dell’uomo e del
cittadino che dovette subire, come altri, per affermare le sue
intuizioni e convinzioni. A Parise è stato agevole trasferire
quelle astrusità e ritardi politico culturali prevalenti, con
quelli di oggi.
Questo motivo ha reso il libro di Parise interessante e molto
godibile come raramente accade per un testo storico su un
economista.
Non è poi da sottacere la preziosità ed il rigore della
bibliografia e delle citazioni puntuali.