Nel 1452 Leandro Alberti visita Cosenza e la definisce
continovata città: città diffusa, continua, certamente non
racchiusa da mura o da altre strutture visibili. Definizione
quanto mai pertinente perché Cosenza, pur presentando un tessuto
urbanistico ben strutturato (ma frutto di diverse
stratificazioni storiche), non rappresenta per niente una
singolarità insediativa ma si estende in un vasto territorio cui
è legata da un particolare rapporto di complementarità.
Salendo sul Castello Normanno Svevo si ha conferma di questo
strettissimo rapporto tra Cosenza e il suo territorio:predomina il Centro Storico con la Cattedrale che non si
vede perché nascosto dalla falda del Colle Pancrazio su cui erge
l’antico manufatto; si vede, invece, benissimo lo sgranarsi dei
Casali del Destro e del Manco appoggiati sul versante silano in
due seriazioni a diversa altimetria. Tale percezione si ottiene
anche arrivando dall’Autostrada A3 Salerno Reggio Calabria, la
quale "taglia" in due la Val di Crati.
Cosenza si colloca in un vasto altipiano più o meno accidentato,
circondato da versanti scoscesi ma non disagevoli, aperto solo
verso nord con la Val di Crati, mentre a sud la via romana (che
riprendeva un percorso certamente arcaico), poi Strada delle
Calabrie, si apriva il passo attraverso ripide colline prima di
sbucare nella breve pianura di Piano Lago. Questa città diffusa
può essere divisa in tre grandi partizioni: i Casali; il sistema
insediativo che ruota attorno a Rende; e la città di Cosenza
vera e propria.
Dal secondo dopoguerra la città di Cosenza ha avuto una
espansione edilizia ed urbanistica rivolta verso le aree
pianeggianti della Valle del Crati, allungandosi prepotentemente
verso nord e allontanandosi, in questo modo, dall’insediamento
originario costituito dal centro storico arroccato sui Colli
Pancrazio, Torrevetere e Guarassano. Cosenza, col passare dei
decenni, continuava ad espandersi verso Nord fino a saldarsi con
Rende e a formare una unica conurbazione urbana valliva: il
confine amministrativo tra i due Comuni (rappresentato dal
Torrente Campagnano) è divenuto solo un semplice <<segno>> sulla
carta topografica. Questa espansione verso Nord è stata
condizionata da elementi lineari naturali, il Fiume Crati con i
suoi affluenti di destra e di sinistra (tra gli altri ricordiamo
i Torrenti Campagnano, Surdo,Emoli,Settimo), ma anche dalle infrastrutture di trasporto
(l’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, la Strada Statale 19
“delle Calabrie”, la linea ferroviaria per Paola e, in parte,
quella per Sibari-Metaponto-Taranto).
Lungo questi corridoi naturali (i corsi d’acqua) ed artificiali
(le infrastrutture, appunto) si è sviluppata l’intera Area
urbana cosentina.
Il tessuto urbano delle due città è cresciuto ben dotato di
servizi culturali e di aggregazione, con una discreta dotazione
di verde e con una significativa organizzazione commerciale e
produttiva, anche se non mancano alcune criticità urbanistiche:
insediamenti residenziali privi di servizi, grandi
infrastrutture degradate e/o abbandonate, aree abbandonate che
necessiterebbero di interventi di riqualificazione sociale.
E non si può parlare del territorio metropolitano cosentino se
non si percorrono, seppur brevemente, la trasformazioni e gli
interventi progettuali chehanno caratterizzato il suo carattere peculiare di
sviluppo evolutivo. Per brevità di descrizione si ricordano: la
realizzazione della Strada Statale 107 “Silana Crotonese”,dell’Autostazione di Cosenza, la costruzione del <<Ponte
Mancini>>, la costruzione di una Strada Sopraelevata che,
tagliando la città da Ovest ad Est, collega lo Svincolo
autostradale di Cosenza Sud alla Strada Statale 107 “Silana
Crotonese”, nei pressi dell’attuale quartiere di Edilizia
Economica e Popolare di Via Popilia; la costruzione della nuova
Stazione ferroviaria di Cosenza ubicata in Contrada Vaglio Lise
(del tutto al di fuori del perimetro urbano), la cui apertura si
ebbe nel 1987.
L’insediamento dell’Università della Calabria a Rende è stato
sicuramente l’infrastruttura che più di ogni altra ha
contribuito a ridisegnare l’area urbana (e non solo), a
rimescolare le geometrie urbane e ad imprimere una fortissima
accelerazione alla modernizzazione economica e sociale
dell’intero territorio, della provincia di Cosenza e anche
dell’intera Calabria.L’Unical rappresenta, ad oggi, la maggiore polarità
dell’area urbana: attorno ad essa si è creato un indotto
economico-produttivo, sociale, politico, culturale di grande
importanza in grado di <<influenzare>> le politiche urbanistiche
di tutta l’area cosentina.
Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del Duemila ecco
sorgere la grande arteria stradale: il cosiddetto Viale Parco.
Costruito al posto dell’ex rilevato della linea delle Ferrovie
dello Stato Cosenza-Castiglione Cosentino, ormai inutilizzata da
molto tempo e che per molto tempo ha rappresentato una vera e
propria barriera fisica tra la città nuova di Cosenza e i
quartieri di Edilizia Economica e Popolare situati al di la del
rilevato stesso. Sul territorio di Rende troviamo l'altra grande
arteria: il Viale Fransesco Principe.
Queste nuove infrastrutture innervano il territorio pianeggiante
come elementi-guida della nuova forma territoriale, e sono
destinate a riorganizzare in maniera radicale l’impianto di
tutto l’insieme insediativo ed infrastrutturale dell'intero
comprensorio.
Tra i recenti grandi progetti che hanno avuto un impatto su
tutta la nostra area entrano di diritto anche i tre grandi
Centri Commerciali: in ordine di tempo il “Carrefour”: nel
Comune di Zumpano, il “Metropolis” nel comune di Rende e “I due
Fiumi” realizzato nel comune di Cosenza. Il Metropolis si
distingue rispetto agli altri centri commerciali ricadenti
nell’Area perché al suo interno troviamo funzioni miste,
commerciali e residenziali . La sua posizione così baricentrica
all’interno della conurbazione Cosenza–Rende crea, quindi, una
nuova centralità.
La posizione dell’ultimo nato tra i centri commerciali, sorge
laddove un tempo vi era il deposito delle Ferrovie della
Calabria: è ubicato nei pressi della confluenza tra i Fiumi
Crati e Busento, ai piedi del Centro Storico del capoluogo
bruzio ed è facilmente raggiungibile attraverso il Viale Parco,in quanto è situato proprio alla “testata Sud” della
stessa arteria stradale.
Progetti strategici che risultano aver confermato la dimensione
di area vasta sono ancora quelli realizzati sul territorio di
Rende. Fra tutti il complesso urbanistico di viale Rossini, che
sorge intorno alla San Carlo Borromeo ed al nuovo Municipio,
oltre che i nuovi quartieri rendesi ed il nuovo parco urbano che
prevede, tra l'altro, anche un lago. Non mancano le politiche
urbane “comuni” tra Cosenza e Rende: il Piano di Sviluppo Urbano
(P.S.U.) e il piano strategico (P.S.). Il primo è orientato ad
avere impatti positivi su un raggio territoriale ampio anche se
i singoli interventi sono necessariamente focalizzati
esclusivamente entro il perimetro amministrativo delle due
città”. Si tratta di un Programma complesso, multisettoriale e
multimisura che richiede una strategia unitaria e integrata e,
in particolare, una corresponsabilizzazione di entrambe le
amministrazioni comunali tanto nella costruzione, tanto nella
gestione e attuazione del Programma; è multisettoriale in quanto
prefigura interventi in tutti i settori di politica urbana:
riqualificazione, rigenerazione, riorganizzazione funzionale,
riassetto organizzativo e strutturale, sviluppo economico,
integrazione sociale; è multimisura poiché intende realizzare la
massima integrazione con gli altri strumenti di sviluppo urbano
e territoriale. Per quanto riguarda il Piano strategico si
tratta di un documento programmatico con il quale cercare di
perseguire un grande obiettivo: di costruire un'area leader nel
Mezzogiorno per la qualità urbana, la cultura, l'innovazione in
grado di garantire relazioni proficue a scala nazionale ed
internazionale.
Vi sono altri piani e progetti, avviati e/o in corso di avvio,
che interessano direttamente lo sviluppo urbanistico del
territorio nella sua globalità: basti pensare al piano
territoriale di coordinamento provinciale, al Patto per
l’Innovazione del PIT Serre Cosentine, al Progetto Integrato
Héritage - Valorizzazione del Patrimonio Storico e Culturale, al
Progetto Integrato di Valorizzazione delle Produzioni Locali, al
Progetto Integrato Patto per il Sociale, alla creazione di due
Centri Servizi Territoriali (CST), al Progetto Integrato
Strategico "La Via del Crati", alla realizzazione per l’A3 di
due nuovi svincoli, al declassamento della SS 107, alla
realizzazione di un grande Auditorium nell'ambito dell'idea
della fabbrica della creatività, ed altri ancora.
Un importante ruolo nel futuro assetto della conubarzione
assumono: il fiume Crati, vero corridoio ecologico-naturalistico
che dalla Sila sfocia nella Piana di Sibari; la vocazione
direzionale e universitaria di Cosenza-Rende, da sostenere con
interventi strutturali e infrastrutturali leggeri ed
ecosostenibili; il vasto patrimonio storico-artistico e
naturalistico (su tutti il Parco nazionale del Pollino).
Indispensabile al congruo sviluppo della conubarzione
Cosenza-Rende è il potenziamento e l’adeguamento della rete
infrastrutturale di trasporto. Occorre dunque ricomporre i
territori “sfrangiati” attraverso una politica urbanistica
integrata in grado di aprirsi verso l’esterno riconnettendo i
tessuti “marginali” attraverso sistemi di trasporto collettivo
tali da soddisfare una domanda che si rivolge quasi
esclusivamente all’auto privata, mitigando i rischi e riducendo
i tempi di percorrenza che oggi sembrano essere la causa
maggiore dell’uso modale di trasporto. Obiettivo primario deve
essere quello di consolidare e potenziare il ruolo del
territorio metropolitano come polarità di riferimento capace di
indirizzare la creazione di un sistema policentrico forte e come
principale polo per la ricerca e la formazione, l’innovazione e
lo sviluppo tecnologico. Per conseguire tale obiettivo risulta
necessario il ridisegno e la riqualificazione dell’intero
territorio metropolitano da perseguire attraverso il
miglioramento infrastrutturale e delle qualità ambientali ed
insediative, con l’offerta di adeguati servizi e la
ridefinizione dello spazio pubblico. Elemento strutturante
principale del ridisegno è rappresentato dalla prevista ferrovia
metropolitana di superficie che dovrà collegare Cosenza, Rende,
Arcavacata e Montalto Uffugo, attraverso la quale raccogliere e
distribuire, lungo la Valle del Crati, i flussi pendolari
provenienti dai territori limitrofi, assicurando loro un'offerta
intermodale di trasporto.
La discussione sull'Area urbana cosentina dovrebbe, a questo
punto, essere incentrata sul come gestire la "nuova area
metropolitana" con tutti i suoi piani, progetti, e politiche in
atto. Il Comune di Rende sta offrendo segnali concreti nella
direzione della pianificazione urbanistica integrata e
sostenibile. Basti pensare alla "posizione di contrasto" al
piano casa, presa dal Consiglio comunale e al redigendo PSC che
viene accompagnato dalla volontà di privilegiare la qualità
urbana ed ambientale con uno sguardo rivolto ad una dimensione
territoriale ampia e non ristretta ai “suoi” confini geografici.
Naturalmente al di là della qualità dei piani e dei progetti
urbanistici è sempre la gestione il banco di prova per una seria
ed efficace politica del territorio.E i presupposti ci sono. A tal proposito va evidenziata
la volontà dei Comuni di Castrolibero e di Montalto Uffugo ad
una concertazione reale e concreta al fine di pervenire nel
breve tempo ad una "visione d'insieme".
Una città metropolitana è tale quando vi si riconoscono non solo
i cittadini residenti, e tante sono le testimonianze in tale
direzione, ma anche e soprattutto i fluttuanti, i city users,
coloro i quali si "trasferiscono" su quel dato territorio per
soddisfare bisogni primari ed esigenze collettive. Si
riconoscono sempre più al territorio -magari affermando
orgogliosamente di appartenere a quei luoghi (osservando e
ri-osservando una piazza, un monumento, una strada)- quando esso
è in grado di offrire servizi di qualità garantendo, nel breve e
medio periodo, nuove e diverse funzionalità. Si riconoscono
sempre più a quei luoghi quando intravedono un' "idea di città"
propinata da una pianificazione urbanistica che assume in sè,
sinergicamente, valori storici ed identitari e caratteri
innovativi e propulsivi. Che assuma in sè valori inclusivi e non
comportamenti campanilistici. Che assuma in sè una
pianificazione orientata allo sviluppo qualitativo del
territorio in termini prestazionali e perequativi, che sappia
fare tesoro delle risorse endogene, a partire da quelle
intellettuali e delle innumerevoli potenzialità paesaggistiche
ed ambientali presenti.
Se gli obiettivi della politica culturale del territorio saranno
chiari,dichiarati
e condivisi, allora potremmo finalmente discutere sulla bontà
metodologica e, sono convinto, i risultati non mancheranno a
venire e si realizzerà quella "idea di città" e/o "città
metropolitana", come dir si voglia, da tanti "utopisticamente"
auspicata.