L’ultimo Girasole di Elisa De Benedictis -  recensione di Franco Petramala

L’ultimo Girasole - di Elisa De Benedictis

Recensione di Franco Petramala

Una vita lunga una gioventù nella campagna inglese del Devon Cornovaglia, tante volte da me immaginata, pretesto per viverla fosse anche per poco, misteriosa, tra i chiaroscuri delle rade foreste verdi. L’Autrice la fa rivivere meravigliosamente.

Il libro di Elisa De Benedictis descrive fin nelle minuzie la gaiezza misteriosa di una natura che esalta la luce quando i suoi riflessi incontrano sentimenti delicati, oppure imperiosi e furenti, umani, promessa d’amore che fa battere forte il cuore e fa arrossire tanto profondi sono i sentimenti, confessati quasi con vergogna ma da andarne fieri.

Tutto ciò è prima che i due giovani divenissero amanti. Poi i particolari, chissà ispirati, di proposito o meno, alla ossessione descrittiva di Proust.

Gli intrecci della vita toccano i toni dei racconti del romanticismo inglese e sorprende la riproduzione fedele di quella narrativa.

Con discrezione, intrecciano la storia i fiori di campo, semplici e delicati, tranne l’orgoglioso girasole, quasi un orologio che scandisce il tragico della vita ed allo stesso tempo spinge in avanti fino al tempo definitivo del decesso della protagonista con l’ultima implorazione racchiuso nel nome dell’amante, senza disperazione anzi devota. L’affettuosa carezza della mano di Victoria a Lawrence sul letto di morte toglie tragicità alla storia, evita l’abisso delle memorie come se compensasse quel che poteva essere e non è stato.

L’intreccio della vicenda ha vaga somiglianza con la trama del film “Girasoli” di De Sica perché entra come protagonista la guerra, capace di distogliere la vita umana dal suo corso naturale, presagito dai protagonisti felice e sorridente, diventa contorto, pieno di incognite fino alla dissoluzione, eppure tanto umano da riuscire a non togliere nulla alla vita immaginata per sempre fra i due amanti.  

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