Una vita lunga una gioventù nella campagna inglese del Devon
Cornovaglia, tante volte da me immaginata, pretesto per viverla
fosse anche per poco, misteriosa, tra i chiaroscuri delle rade
foreste verdi. L’Autrice la fa rivivere meravigliosamente.
Il libro di Elisa De Benedictis descrive fin nelle minuzie la
gaiezza misteriosa di una natura che esalta la luce quando i
suoi riflessi incontrano sentimenti delicati, oppure imperiosi e
furenti, umani, promessa d’amore che fa battere forte il cuore e
fa arrossire tanto profondi sono i sentimenti, confessati quasi
con vergogna ma da andarne fieri.
Tutto ciò è prima che i due giovani divenissero amanti. Poi i
particolari, chissà ispirati, di proposito o meno, alla
ossessione descrittiva di Proust.
Gli intrecci della vita toccano i toni dei racconti del
romanticismo inglese e sorprende la riproduzione fedele di
quella narrativa.
Con discrezione, intrecciano la storia i fiori di campo,
semplici e delicati, tranne l’orgoglioso girasole, quasi un
orologio che scandisce il tragico della vita ed allo stesso
tempo spinge in avanti fino al tempo definitivo del decesso
della protagonista con l’ultima implorazione racchiuso nel nome
dell’amante, senza disperazione anzi devota. L’affettuosa
carezza della mano di Victoria a Lawrence sul letto di morte
toglie tragicità alla storia, evita l’abisso delle memorie come
se compensasse quel che poteva essere e non è stato.
L’intreccio della vicenda ha vaga somiglianza con la trama del
film “Girasoli” di De Sica perché entra come protagonista la
guerra, capace di distogliere la vita umana dal suo corso
naturale, presagito dai protagonisti felice e sorridente,
diventa contorto, pieno di incognite fino alla dissoluzione,
eppure tanto umano da riuscire a non togliere nulla alla vita
immaginata per sempre fra i due amanti.